una storia, una notizia, o qualunque cosa valga la pena di essere raccontata



domenica 27 febbraio 2011

storia e controstoria del Risorgimento: NINCO NANCO, documenti STORICI



"Si hanno i Briganti quando il popolo non li aiuta, e si ha il brigantaggio quando la causa del Brigante è la causa del Popolo.."
(VINCENZO PADULA)


Ucciso a tradimento Ninco Nanco (La Gazzetta militare, 26 marzo 1864).

Il maresciallo d'alloggio e tre carabinieri di Avigliano con due preti ed alcuni valorosi giovani associatosi volontariamente ai medesimi, avuto contezza dei briganti, si aggiravano per la campagna nei dintorni di quella città, quando s'incontrarono con le Guardie nazionali comandate da Benedetto Corbo. Unitisi assieme e, saputo che Ninco Nanco con due soli briganti trovavasi accovacciato in una pagliaia si diressero a quella volta. La pagliaia essendo in sito elevato, la Guardia Nazionale arrestossi a mezza strada e il Comandante di essa si pose a gridare: Carabinieri avanti! Il carabiniereSegoni e il prete Pace corsero immediatamente alla pagliaia da cui sbucò per primo il brigante Lo Russo, che si arrese tosto; dopo si vide comparire sulla soglia Ninco Nanco stesso armato di fucile e revolver accennando a difesa; ma il carabiniere Segoni intimogli la resa, minacciandolo di morte. Si fu allora che il famigerato capobanda cedette le armi e, mentre il carabiniere Segoni stava per assicurarlo con le manette, un colpo d'ignota provenienza colpiva Ninco Nanco al collo e lo stendeva cadavere al suolo. Si procedette in seguito alla cattura del terzo brigante Mangiullo. Si hanno gravi indizi a vedere se chi ha ucciso il Ninco Nanco, quando già era in potere del carabiniere Segoni, fosse qualcuno che abbia voluto impedire che compromettenti rivelazioni uscissero dalla bocca diNinco Nanco. In seguito si verrà al chiaro di qualche cosa.

Da  “ Il pungolo “ 1864 “ Ninco Nanco è morto, questa é notizia vecchia ma non ne sapete i particolari ed ecco perchè vi scrivo. La banda di questo famigerato assassino veniva distrutta dalla brava Guardia nazionale di Tricarico e fu un miracolo se il Ninco Nanco stesso con due dei suoi ed il fratello ferito potè scamparsela e rifugiarsi in Lagopesole. Vi dissi che aveva il fratello ferito ed egli, da buon fratello, lo portò in una capanna, consegnandolo non so a chi e promettendo largo compenso se lo si fosse nascosto e curato. Ma pochi dì dopo il fratello morì ed  il Ninco Nanco andò a seppellirlo.Intanto accadde che il  bosco di Lagopesole fosse battuto da truppa e guardie nazionali per cui Ninco Nanco non potè più penetrarvi e fu costretto alla sua volta con due rimastili a nascondersi in una capanna. Tal cosa venuta a conoscenza del signor Benedetto Corbo, capitano della Guardia nazionale di Avigliano, portossi con una quarantina di guardie sul posto e poichè le ricerche cominciavano a sembrare vane, appiccò  fuoco alla capanna e allora il Ninco Nanco uscì ed arresesi con due compagni. Non capisco poi come e perchè venisse ucciso sul luogo e subito mentre lo si poteva condurre vivo in paese come si fece per gli altri due. “





Verbale in data 13 marzo 1864



" Nel giorno 13 nell’entrare reduci dal Castello ed avendo scoperto al punto detto "Croce Angelone” nella vicinanza di Frusci una quindicina di individui metà a cavallo e il resto a piedi che, transitando, per la masseria ‘Miracolo e Casone di Corbo’, si dirigevano verso l’anzidetta pagliaia ‘Glitimosca’ sita lungo la strada che conduce al Lago, vi fu poca dimora nel discernere se quella a vista fossero briganti o Guardia nazionale in perlustrazione, ma perchè prevalse l’idea che fossero malviventi, di comune concerto si ordinò l’assalto. Dopo un miglio e mezzo dì corsa a rompicollo, finalmente ci siamo accorti che un distaccamento di Guardia nazionale, capitanata dal signor Corbo e unito al signor Giudice di questo mandamento e Delegato di P.S. circondava la mentovata pagliaia col gridar Corbo: “Carabinieri avanti”. All’arrivo del signor Padula, Giovanni Lorusso, dietro minaccia di fucilazione, in tre volte ha confessato:

        "1°) che si nascondeva nella sua pagliaia Nicola Lorusso, Carciuso, indi ha aggiornato che un forestiere di cui non ha sa­puto indicare il nome, occupava il secondo posto, e finalmente ha detto: volete la verità, qui c’è ancora Giuseppe Nicola Summa, Ninco Nanco. Grande giubilo è successo all'annuncio di tal nome, ed ognuno come ha creduto espediente ha preso il suo posto, onde i suddetti assassini non avessero scampo alcuno­.
        “ S’intimò la prima resa alla quale risposero negativamente ed il signor Giudice, vedendo che nessuno rispondeva, corrispose col metter fuoco alla pagliaia quando il fumo penetrava all’interno del nascondiglio, altra ambasciata di pace si mandava per mezzo del padrone della ripetuta pagliaia a don Dona­to Pace ed al carabiniere, alla quale questi risposero collo incominciare a deporre le armi. Il primo ad arrendersi fu Ni­cola Lorusso alias Carciuso, fu Donato, di anni 40, contadino, brigante di Avigliano, il quale uscendo dalla pagliaia colle espressioni: noi vogliamo la pace! fu ricevuto dal carabiniere Segoni, da Pace don Donato e Bochicchio Nicola, i quali custodivano l’interno della porta.
        Dopo si avanzò il famigerato Ninco Nanco; il medesimo restò qualche minuto affidato alla custodia dei tre summentovati e nel mentre fra loro c'era scambio di riconoscenza che dal Ninco Nanco si negavano, uno scoppio di fucile predisse la sua morte. Avendo preso conto di quello che avesse ucciso il predetto brigante, risultò essere un certo Coviello Summa Nicola, fu Paolo, falegname,autore dell’ uccisione. In questo trambusto è ucciso l’altro brigante Mangiullo Giuseppe, di Francesco, di anni diciotto, nativo di Corato, Bari,  pastore……”.

Verbale in data 13 marzo 1864


firmato dal maresciallo d’alloggio
sigr. Rebora Francesco, Segoni Tobia,
Salandi Gaetano, e Grimaldi Giu­seppe
dalla stazione di Avigliano.




chi era NINCO NANCO 
Giuseppe "Ninco Nanco" Summa è stato uno dei Capo Briganti più terribile. Il suo nomignolo si dice derivasse dall'essere balbuziente. Già nel 1860 era stato condannato alla fucilazione per omicidio ma grazie all'amnistia si salvò. Le sue fortune maggiori derivarono dall'incontro con il Generale Crocco che lo mise a capo di una delle sue Bande che soleva riunire solo per le operazioni più rischiose. Sul petto portava tantissime medaglie e pur essendo ignorante e molto violento era dotato di grande intelligenza ed intuito. Sapeva anche scegliersi gli amici giusti e al di sopra di ogni sospetto. Nel marzo del 1864 i Carabinieri e la Guardia Nazionale da loro informatori vennero a sapere che Ninco Nanco ed altri due briganti (Lo Russo e Mangiullo) si trovavano in una pagliaia nei pressi di Avigliano Ninco Nanco dopo un accenno di resistenza si arrese, ma quando i carabinieri cercarono di mettergli le manette da una mano ignota partì un colpo di pistola che lo uccise. Forse fu la mano di qualcuno che voleva impedire che il brigante potesse fare delle rivelazioni compromettenti, in ogni modo il segreto ancora oggi non è stato svelato.
CILENTODAMARE.IT


Il testo della canzone di Eugenio Bennato dedicata a Ninco Nanco
1859, muore il vecchio re Borbone
e sul trono va suo figlio, 23 anni, ancora guaglione.
E’ il momento di approfittare di questo vuoto di potere,
di quel regno in mezzo al mare difeso solo dalle sirene.
E u Banco ‘e Napoli è l’ideale per rifarsi delle spese,
per coprire il disavanzo della finanza piemontese.

E Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare
e il Sud è terra di conquista e Ninco Nanco nun ce può stare,
e Ninco Nanco deve morire perché si campa potesse parlare
e si parlasse potesse dire qualcosa di meridionale.

E lo Zolfo di Sicilia e i cantieri a Castellammare
e le fabbriche della seta e Gaeta da bombardare.
E’ l’ideale che fa la guerra, una guerra dichiarata
per vedere chi la spunta tra il fucile e la tammurriata,
e tammurriata è superstizione, questa storia deve finire
e qui si fa l’Italia o si muore e Ninco Nanco deve morire.

E Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare
e il Sud è terra di conquista e Ninco nun ce può stare.
E Ninco Nanco deve morire perché si campa putesse parlare
e si parlasse potesse dire qualcosa di meridionale.

E per sconfiggere il brigantaggio e inaugurare l’emigrazione
bisogna uccidere il coraggio e Ninco Nanco è meglio che muore.
Perché lui è nato zappaterra e ammazzarlo non è reato
e dopo un colpo di rivoltella l’hanno pure fotografato.
E la sua anima è già distante, ma sul suo volto resta il sorriso,
l’ultima sfida di un brigante: “Quand’è bello morire acciso”




La fine del brigantaggio e la morte di Ninco Nanco - brigante aviglianese - sollecitarono il De Carlo che ricopriva all’epoca la carica di Sindaco del Comune di Avigliano, a comporre per l’occasione, l’originale acrostico di seguito riportato:Le lettere iniziali di ogni verso formano la frase "ECCO NINCO NANCO".



Ero e non son più, di sangue intriso
Corsi i campi ove sorge il Sacro Monte
Col ferro, il fuoco, lo sterminio e l’onte
O’ l’uman diritto e quel di Dio deriso.
Nessun mi guardi con pietade in viso
Il nome di Cain mi bolle in fronte ;
Non rispettai del mio battesimo il fonte;
Crudel mi son su cento tombe assiso
Or del Carmelo la Patrona e Diva,
Non più soffrendo la mia fausta sorte,
Arcano, ausilio ad AViglian largiva;
Negar non posso che Colei può molto,
Che al di qua di quel Monte ebb’io la morte.
Oltre quel Monte è mio fratelsepolto.

Sacramento: aperto il primo supermercato della cannabis

L'hanno ribattezzato «il Wal-Mart dell'erba», perché è il più grande rivenditore di prodotti collegati alla cannabis. Sabato scorso a Sacramento, California, è stato inaugurato un punto vendita della catena in franchising WeGrow di oltre 10 mila metri quadrati dove è possibile acquistare tutto quello che serve per coltivare in casa una pianta di marijuana. L'emporio non vende direttamente droga, ma permette ai clienti di apprendere le tecniche di coltivazione e di acquistare quei prodotti naturali e artificiali che aiutano a far crescere rapidamente le piante di marijuana. Queste ultime sono presenti nel negozio, ma possono essere solo «ammirate» dai clienti.
USO MEDICO - In California l'uso medico della marijuana è legale, mentre continua a essere vietato l'uso «ricreativo» della sostanza. Secondo i gestori di WeGrow, che definiscono il loro negozio «il primo vero punto vendita idroponico», i loro potenziali clienti sono solo coloro che hanno un certificato medico che attesta l'uso terapeutico della sostanza e che quindi potrebbero, secondo la legge, coltivare una pianta d’erba in casa. I prezzi di alcuni prodotti venduti nel negozio non sono affatto economici. Ad esempio alcune potenti lampade e diversi additivi dai nomi curiosi come Piranha e Tarantula costano più di 300 dollari. Nel negozio di Sacramento sono organizzati anche corsi di coltivazione per chi vuole imparare tutti i segreti della marijuana e diversi esperti offrono importanti consigli sui metodi più semplici per far crescere le piante. Inoltre nell'emporio un'intera area sarà dedicata alla vendita di vestiti su cui è stampato il famoso simbolo della cannabis. Ci sarà anche un medico che ascolterà i clienti e indicherà a questi ultimi il miglior uso terapeutico della cannabis. WeGrow non sarà l'unico negozio della catena: «iGrow», un deposito di prodotti collegati alla marijuana è stato aperto già l'anno scorso a Oakland, mentre nei prossimi mesi nuovi punti vendita saranno inaugurati in Arizona, Colorado, New Jersey e Oregon.

sabato 26 febbraio 2011

IL ROMPIPALLONE DI GENE

Del Piero ha trovato l'accordo economico per il rinnovo: oltre alla panchina gli daranno anche il giornale da leggere.

ZANZAPLAYLIST:Jovanotti - Sul lungomare del mondo

UNA SERA AL CINEMA DELLE ROSE: MANUALE D'AMORE 3

Manuale d'amore 3
Manuale d'amore
da venerdì 4 a mercoledì 9 marzo 2011
SALA 1 ore: 18.00 - 20.15 - 22.30

biglietto sala 1: intero € 7,00 - ridotto mil/rag € 5,00

Titolo originale: Manuale d'Amore 3
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 125'
Regia: Giovanni Veronesi
Sito ufficiale: www.manualedamore3.it
Social network: facebookblog

 
Cast: Robert De Niro, Monica Bellucci, Carlo Verdone, Michele Placido, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Valeria Solarino, Donatella Finocchiaro, Daniele Pecci, Vincenzo Alfieri
Produzione: Aurelio De Laurentiis & Luigi De Laurentiis
Distribuzione: Filmauro

Trama: Tre nuovi capitoli per il Manuale d'amore di Giovanni Veronesi. Il regista punta, questa volta, l'obiettivo sulle diverse età dell'amore…
"Giovinezza" racconta la storia di Roberto (Riccardo Scamarcio), giovane e ambizioso avvocato, prossimo alle nozze con Sara (Valeria Solarino), e del suo travolgente incontro con Micol (Laura Chiatti), bellissima, provocante e misteriosa. Con lei scoprirà una realtà fuori dal tempo, sospesa fra personaggi stravaganti e tentazioni irresistibili.
"Maturita'". Fabio (Carlo Verdone), un affermato anchorman televisivo, marito fedelissimo da 25 anni, viene travolto da un incontro imprevisto e fatale. L'intrigante Eliana (Donatella Finocchiaro) non è però chi sostiene di essere. Un semplice colpo di testa diventerà per lui una tragicomica avventura: liberarsi di lei non sarà affatto facile!
"Oltre". Adrian (Robert De Niro) è un professore americano di storia dell'arte che da qualche anno, dopo il divorzio dalla moglie, ha scelto di vivere a Roma, la città che ha sempre amato. Riservato e solitario frequenta poche persone tra cui Augusto (Michele Placido), il portiere dello stabile in cui vive. Forse solo a lui ha rivelato il suo segreto: sette anni prima ha subito un delicatissimo intervento di trapianto del cuore. Il fulminante incontro con la figlia di quest'ultimo, Viola (Monica Bellucci), sconvolgerà la sua tranquilla esistenza e lo porterà a vivere sensazioni sopite da tempo ed emozioni nuove per lui…
Filo conduttore delle peripezie amorose dei protagonisti un emblematico personaggio: il tassista Cupido (Emanuele Propi
zio).
http://www.teatrodellerose.com/



Colombo, i quarant'anni di giallo di un tenente improbabile e geniale


Osteggiato all'inizio, immortale oggi. Le puntate di "Columbo" con protagonista Peter Falk, e una serie di grandi nomi nei panni dei colpevoli, continuano ad andare in onda e essere ristampate in dvd. Senza invecchiare mai


ROMA - "Io sospettare di lei? No. Mai. E' solo che sto cercando di riannodare dei fili sospesi". Far tornare i conti di un delitto di cui il pubblico sa tutto e lui, l'italo-americano Colombo, niente. Modalità hitchcockiana. Richard Lewinson e William Link, gli ideatori della serie, la traslocano in tv, la modernizzano, la standardizzano. Negli studios hollywoodiani tante cose non tornano: "C'erano montagne di interni inutilizzati alla Nbc". La maggior parte di queste location aveva pareti marroni, a ricordare il legno e un decoro vagamente imbalsamato che però bisognava sfruttare, "visto che erano stati spesi comunque dei soldi". La puntata pilota di "Columbo", con la "u" al posto della "o, aveva lasciato l'amaro in bocca. La tv non l'aveva capita, il cinema non poteva farlo.

In onda.
 Il primo episodio ufficiale del poliziotto Peter Falk viene trasmesso, rompendo il ghiaccio della paura del flop, in America nel 1971. Quarant'anni fa. Lo dirige Steven Spielberg ancor prima di dedicarsi a "Duel" (l'episodio esce nel '71 ma in realtà viene prodotto nel '68 e tenuto segreto per ben tre anni, forse per paura). Il lieutenant Columbo/Colombo è un uomo senza nome proprio dotato di una moglie invisibile che incide costantemente sulle sue scelte professionali, del cane più pigro del mondo e di una scalcinata Peugeot 403 cabriolet del '59 disegnata da Pininfarina: "Guardi che è una rarità", spiega continuamente ai suoi
interlocutori, schifati, che non gli credono. All'epoca di quella "poohjo" esistevano solo tre modelli in tutti gli Stati Uniti.Senza tempo. Pare invecchiato, Colombo. Non lo è. E' gradevole. Lo conosci eppure lo rivedi. La fase storica, in America, va dal '71 al '78. Se ne realizzano 63 episodi, undici stagioni in tutto, l'ultima nel '94, quando Falk aveva gli occhi talmente chiusi e l'incedere era talmente paradossale da temere che fosse una parodia o qualcosa di malriuscito (erano anche puntate più lunghe, troppo lunghe). In Italia è arrivato nel '77. Continuano a trasmetterlo Retequattro e Fox Retro. Molti episodi sono reperibili in dvd. Falk aveva una voce nasale, stridula, masticata. Da noi lo doppiò Giampiero Albertini e dopo la sua morte Antonio Guidi. Una volta anche Ferruccio Amendola. Tutti implicati. Tutti coinvolti nel tentare di "riannodare quei fili sospesi".

REPUBBLICA.IT

venerdì 25 febbraio 2011

LA NUOVA SQUADRA SPACCANAPOLI/ Anticipazioni della puntata in onda stasera, 25 febbraio 2011, alle 21.05 – Rai Tre

La nuova squadra Spaccanapoli – Anticipazioni della puntata in onda stasera, 25 febbraio 2011, alle 21.05, su Rai Tre -
 E’ la settima puntata de La nuova squadra Spaccanapoli. Marciano e Coppola sono di nuovo insieme alle volanti, quando si imbattono in un cingalese che scappa con la moglie e il figlio, dal palazzo in cui vive. Alle domande su questa fuga, l’uomo risponde che vuole proteggere i suoi figli dallo spettacolo dei tossici che si radunano tutti i giorni nel cortile. E così i due entrati nello stabile trovano una fumeria di crack. Il responsabile è Malinconico? L’indagine sulla fumeria passa a Vitale. L’ispettore si trova anche ad affrontare i disordini del quartiere. I residenti di Spaccanpoli ce l’hanno con i cingalesi che vivono nel palazzo, colpevoli di aver attirato la polizia. Gabriele Coppola è sotto pressione. Vorrebbe lasciare l’incarico da infiltrato nel clan Malinconico, ma non può farlo. Il boss lo premia per la fedeltà dimostrata e gli affida la gestione della discoteca Paradise. Gli regala anche un cellulare di ultima generazione che Vitale sostituisce subito con uno uguale tenuto sotto controllo. Intanto il narcotrafficante Castillo vuole vendicare la morte del fratello, ucciso da Vitale. Così manda un suo uomo ad uccidere un poliziotto, ma l’intervento di Elisa evita l’omicidio. Castillo non si arrende e Vitale viene messo sotto protezione. Fa rapire la ex moglie e la figlia per ricattarlo.
http://www.ilsussidiario.net

25 FEBBRAIO TANTI AUGURI AL TENORE DEI TENORI ENRICO CARUSO

Enrico Caruso (Napoli25 febbraio 1873 – Napoli2 agosto 1921) è stato un tenore italiano. È considerato il tenore per eccellenza, grazie alla suggestione del timbro e alla inconfondibile malia dello strumento vocale.

Infanzia ed esordi 

Nacque in una povera famiglia (originaria di Piedimonte d'Alife oggi Piedimonte Matese, un piccolo centro dell'alto casertano) in via SS. Giovanni e Paolo 7 nel quartiere napoletano di San Carlo all'Arena, ove una lapide ne ricorda l'evento: il padre, Marcellino (1840 – 1908), era un operaio metalmeccanico e la madre, Anna Baldini (1838 –1888), faceva la donna delle pulizie. La madre aveva avuto prima di lui 17 figli: tutti morti. Dopo di lui nacquero altri tre fratelli.
La Vecchia Met (foto dal 1905).
Dopo aver frequentato le scuole regolari, a dieci anni andò a lavorare col padre in fonderia ma sotto l'insistenza della madre si iscrisse a una scuola serale dove scoprì di essere portato per il disegno; iniziò così ad elaborare progetti di fontane per l'officina dove lavorava. Ma nel frattempo qualcosa stava crescendo in lui: la sua Voce. Le prime arie d'opera e le prime nozioni di canto gli vennero insegnate dai maestri Schiardi e De Lutrio.
Caruso posa accanto ad un elegante fonografo modelloVictrola
Nel 1888 sua madre morì di tubercolosi e poco tempo dopo il padre si risposò con Maria Castaldi.
Ma oltre a cantare nel coro della chiesa, Enrico fece qualche apparizione in spettacoli teatrali; la sua voce nel frattempo si era irrobustita e le piccole rappresentazioni cominciarono a non bastargli più. La sua fortuna iniziò quando il baritono Eduardo Missino sentendolo cantare si entusiasmò a tal punto che lo presentò al maestro Guglielmo Vergine il quale accettò di dargli lezioni per fargli migliorare la voce ma pretese da lui il 25% dei suoi guadagni con un contratto che sarebbe durato cinque anni.
Nel 1894 Caruso venne chiamato alle armi, ma dopo solo un mese e mezzo, grazie alle leggi in vigore a quel tempo e ad un maggiore che era amante della musica, venne congedato e mandato a casa per permettergli di continuare a cantare e a studiare. Dopo le lezioni con il maestro Vergine, Caruso si sentiva ormai pronto all'esordio, ma alle prove per la Mignon di Ambroise Thomasnon venne accettato. Esordirà il 16 novembre 1894 con una parte ne L'amico Francesco di Domenico Morelli percependo 80 lire per quattro rappresentazioni (poi ridotte a due a causa dello scarso afflusso di pubblico e nonostante una buona critica).

Un amore sfortunato 

Iniziò così ad esibirsi nei teatri di CasertaNapoli e Salerno e fece la sua prima esibizione all'estero al Cairo percependo la cifra di 600 lire per un mese di lavoro. Nel 1897, a Salerno, Caruso conobbe il direttore d'orchestra Vincenzo Lombardi che gli propose di effettuare con lui la stagione estiva a Livorno; qui Caruso conobbe la soprano Ada Giacchetti, sposata e madre di un bambino. Con lei avrà una relazione che durerà undici anni e da cui nasceranno due figli: Rodolfo (1898 – ?) ed Enrico junior (1904 – 1987). Ada lo lascerà per fuggire con il loro autista, con il quale cercherà anche di estorcergli denaro. Tutto finirà in tribunale con la dichiarazione di colpevolezza per la Giacchetti che verrà condannata a tre mesi di reclusione e a 100 lire di multa.

Delusione al Teatro San Carlo 

Nel 1898 Caruso esordisce al Teatro Lirico di Milano nel ruolo di Loris in Fedora di Umberto Giordano; seguirono poi tournée in Russia, a LisbonaRomaMontecarlo e alCovent Garden di Londra dove interpretò il Rigoletto di Giuseppe Verdi; l'anno dopo sarà a Buenos Aires.
Nel 1900 Caruso cantò nuovamente alla Scala nella Bohème diretta da Arturo Toscanini e nel 1901 a Napoli al Teatro San Carlo dietro un compenso di 3.000 lire a recita. Qui, durante l'interpretazione de L'elisir d'amore ebbe la sua più grande delusione: la sua emozione e un'insicurezza malcelata non lo fecero cantare al meglio. Fortemente deluso dalla reazione dei suoi concittadini e dalle critiche che gli vennero rivolte, (centrate sul fatto che la sua voce fosse portata maggiormente al registro di baritonopiuttosto che su quello di tenore), decise di autoesiliarsi e di non cantare mai più nella sua città natale.

Primo cantante ad incidere dischi [modifica]

Shellac record del 1908 da Deutsche Grammophon-Gesellschaft; fabbricati in Hannover, Germania. Aria dall'opera La Forza del Destino cantata Enrico Caruso. Registrazione del 1906.
Dopo questo episodio Caruso cercò comunque di curare di più la sua voce per correggere i difetti e crearsi un repertorio.
A Milano incise l'11 aprile del 1902 dieci dischi con arie d'opera per conto della casa discografica inglese Gramophone & Typewriter Company. Il cantante napoletano fu il primo a cimentarsi nella nuova tecnologia, fino ad allora snobbata da molti altri cantanti, e questo determinò il suo successo e quello della casa discografica.
Medaglia regalata da Enrico Caruso aPasquale Simonelli, il suo impresario di New York nel 1903.Diritto: Caruso a sinistra. In basso a destra: Salanto, firma dell'autore della medaglia.
Rovescio: Musa della Musica con lira. Sopra PER RICORDO. Attorno al bordo: TIFFANY & Co. 24 carati GOLD (oro) Y (27 mm.)
A novembre del 1903 è in America - risiedeva al Knickerbocker Hotel, che attualmente non è più un albergo ma un prestigioso palazzo con uffici societari chiamato Six Times Square - quando ancora stava con la sua amata Ada: aveva avuto un contratto col Teatro Metropolitan diNew York, che ottenne grazie alla mediazione del banchiere Pasquale Simonelli, e il suo esordio avvenne il 23 novembre con il Rigoletto.
Passato l'impasse della prima, ebbe un tale successo con le successive rappresentazioni tanto da diventare l'idolo dei melomani dell'epoca. Caruso stesso commissionò a Tiffany & Co. la produzione di una medaglia in oro 24 carati col suo profilo, per ricordo delle sue recite al Metropolitan di New York, da distribuirsi tra i suoi intimi.
Caruso pretendeva ingaggi esorbitanti ma era anche capace di cantare gratis per allietare gli emigranti. Ma oltre alla fama in America, subì anche la gelosia e l'invidia di taluni che lo fecero accusare di molestie sessuali ad una giovane sconosciuta e gridarono allo scandalo per un bacio scambiato in scena con la soubrette Lina Cavalieri. Caruso venne condannato a pagare un'ammenda, subendo così un'ingiustizia ed una cocente umiliazione.

Core 'ngrato [modifica]

Nel 1909 incise una serie di ventidue canzoni napoletane che comprendevano anche Core 'ngrato, canzone scritta da Riccardo Cordiferro e da Salvatore Cardillo che si ispirarono alle sue vicende sentimentali dopo l'abbandono da parte della Giacchetti. Fu in quell'anno che Caruso venne operato a Milano per una laringite ipertrofica, intervento che non compromise sul momento la sua carriera tanto da consentirgli di continuare le sue tournée per il mondo senza trascurare recite per beneficenza durante il periodo della guerra. Solo a Napoli non volle tenere più alcun concerto sentendosi ancora indispettito dall'accoglienza ricevuta anni prima al San Carlo.
Sposata il 28 agosto del 1918 Dorothy Benjamin (1893 – 1955), ragazza di buona famiglia dalla quale avrà una figlia, Gloria (1919 – 1999), Caruso iniziò verso il 1920 a soffrire d'insonnia e, durante la rappresentazione diPagliacci, ebbe un calo di voce; ma fu tre giorni dopo, mentre cantava ne L'elisir d'amore, che perse sangue dalla bocca e fu costretto a sospendere la recita. Venne operato il 30 dicembre al polmone sinistro. Trascorse la convalescenza in Italia, a Sorrento; dopo una lieve ripresa ebbe una ricaduta e non poté finire il viaggio verso Roma per subire un nuovo intervento chirurgico: il male lo fermò in una delle stanze dell'albergo Vesuvio a Napoli dove morì a soli 48 anni.
È sepolto a Napoli, in una cappella privata nel cimitero di Santa Maria del Pianto nel quartiere Doganella.
Caruso interpretò due film come protagonista, My cousin e The splendid romance.

CURIOSITA'
A pochi metri di distanza dalla cappella dove riposa Enrico Caruso, è presente la tomba di Antonio de Curtis detto Totò.
È stato il primo artista della storia a vendere più di un milione di dischi, nel 1902 con l'aria Vesti la giubba dall'opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo[1].
Il film Fitzcarraldo del 1982 diretto da Werner Herzog, ha come protagonista un melomane (Klaus Kinski) ossessionato da Caruso al punto da voler costruire, per farlo esibire, un teatro lirico nella profonda foresta amazzonica, ad Iquitos.
Si narra che Enrico Caruso, durante un'opera, fece un acuto tale da far tremare il lampadario del teatro ( senza amplificazioni )
Gli è stato dedicato un asteroide37573 Enricocaruso.
Il cantante italiano Lucio Dalla gli ha dedicato una canzone intitolata appunto "Caruso"

WIKIPEDIA.IT