una storia, una notizia, o qualunque cosa valga la pena di essere raccontata



lunedì 29 dicembre 2014

1 aprile 1944: Giocarsi la libertà a calcio




«Giochiamo, però facciamoli vincere, senza dare nell’occhio. Sbagliamo un paio di passaggi nella nostra area, tiriamo fuori anziché mirare e novanta minuti passano in un attimo»


A Sarnano, paesello in provincia di Macerata, il 1° aprile 1944 una folla inusuale si riversa ai lati del campo da calcio dietro la chiesa di San Filippo. Qualche giorno prima i tedeschi erano andati a bussare alla porta dell’abitante più illustre del borgo marchigiano, cioè l’arbitro Mario Maurelli, lo stesso che dal 1945 al 1958 dirigerà 98 partite di serie A. Maurelli all’arrivo dei soldati era terrorizzato, temeva che la causa della visita fosse il fatto che suo fratello Mimmo, divenuto partigiano dopo aver combattuto in Grecia e Albania e dopo aver spalato le macerie del bombardamento di San Lorenzo a Roma, era nascosto da due mesi sull’appennino insieme ad altri partigiani e disertori, che dopo l’8 settembre erano riusciti a procurarsi abiti civili e a tornare nei loro luoghi d’origine. In effetti Mimmo in qualche modo ci entrava, ma solo perché -secondo il sergente tedesco- sarebbe stato in grado di trovare altri dieci calciatori che avrebbero preso parte a una partita di calcio che serviva a risollevare il morale delle sue truppe. “vostro fratello deve giocare la partita, voi dovrete arbitrare l’incontro”, queste erano le condizioni.

Un mese prima a Sarnano tre nazisti erano stati uccisi, e queste morti erano state attribuite a Decio Filipponi, comandante della Brigata “Val Fiastre”, consegnatosi ai nazisti per evitare rappresaglie dopo essere stato scovato a casa di suoi compagni di brigata, il 29 marzo 1944. Condannato a morte, “affrontava il capestro con l’anima dei forti, che le sevizie infertegli non erano riuscite a piegare”, come è scritto nella motivazione di ricompensa al valore conferitagli dopo la Liberazione.

La partita, a detta del sergente, avrebbe evitato altre morti, e a chi si fosse presentato per giocare sarebbe stata risparmiata la deportazione. Maurelli temeva una trappola letale, ma non ha potuto far altro che soddisfare la richiesta del sergente nazista. Tra partigiani e rifugiati si diffuse ben presto un passaparola nell’indecisione generale; il timore che la partita fosse solo un pretesto per catturarli era forte, ma alla fine decisero che nonostante i rischi era meglio giocarla per evitare guai peggiori, anche perché l’arbitro, a garanzia, aveva promesso di schierare il fratello Mimmo nella squadra italiana.

Quella domenica di primavera gli undici fuggiaschi scendono correndo giù dalla montagna, e senza fermarsi imboccano la porticina del campo di calcio. L’inizio della partita è confuso, i tedeschi non avevano mai giocato insieme e non riescono ad arrivare in porta; i sarnanesi invece sono rocciosi, a dir la verità fin troppo, tanto che la strategia del far passare i novanta minuti senza troppe complicazioni rischia di saltare già al 10′, quando Grattini non resiste alla tentazione di spedire in rete un invitante cross del terzino Lucarelli. A bordo campo non esulta quasi nessuno, vige il terrore. Nell’intervallo si mette a punto una nuova strategia: «qui bisogna farli pareggiare, altrimenti rischiamo grosso». Pronti via e Mimmo Maurelli commette un fallo su Kobler, questo reagisce e l’arbitro espelle entrambi (Kobler peraltro morirà qualche tempo dopo in un’imboscata).

Il tempo scorre, gli italiani si accorgono che mancano solo cinque minuti al termine e bisogna far pareggiare i tedeschi. Ci pensa Libero Lucarini: «un tedesco viene verso di me, io faccio finta di scivolare e lo lascio solo davanti al portiere, così pareggia». È 1-1, per tutti un grande sospiro di sollievo ma no, all’ultimo minuto i sarnanesi avviano un pericolosissimo contropiede: però, prima che vada in porto l’ultimo passaggio, Mario Maurelli decide saggiamente di fischiare tre volte. Gli undici partigiani finiscono la partita come l’avevano iniziata: correndo. Senza guardarsi alle spalle escono dalla stessa porticina da cui erano entrati e si arrampicano di nuovo sulle montagne dopo essersi giocati sul campo, se non la vita, almeno un bel pezzo di libertà.

La vittoria, quella vera, quella che conta, quella che poco ha a che fare con lo sport, però, è stata solo rimandata.

(daniele /calcioromantico.com)

BUON NATALE



Al mare, disteso su una spiaggia caraibica, e birra peroni al risveglio... Per il mio Benino sara' un sereno e caldo Natale. Nel frattempo non disturbatelo che sta sognando.

Ecco quest' anno il mio augurio e' che possiate passare un Natale come Benino. Calmo e rilassato.
Vogliatevi bene.

CACCIA AL TESORO 2014 N3W TEAM!
















L' anno prossimo la Caccia Al Tesoro Sorrento la vinciamo Noi.
!N3W TEAM!
....parola di Ghostbusters!

martedì 9 dicembre 2014

TEMA: Parlaci della tua passione, la Caccia Al Tesoro di Sorrento

Ve li ricordate i compiti per casa?
Puntualmente ogni sabato la maestra ci assegnava un tema:
Parlaci delle tue passioni.
Lì per lì sembrava una traccia sciocca; di quelle che si potevano scrivere con scioltezza. E invece non era così. Raccontare di noi stessi, mettere a nudo le proprie passione, non è mai cosa semplice. E a ricordarcelo era il foglio bianco, che comodamente steso sulla scrivania, ci fissava per ore e ore. Poi d'improvviso la penna si accendeva, e iniziavamo ...a scrivere. Il lunedì, rientrati a scuola, in un epoca che non era molto SOCIAL, era un piacere scoprire le passioni del proprio vicino di banco. I suoi gusti, i suoi punti di vista le sue emozioni ma soprattutto era un piacere sentirle condividere con noi. Era un porta aperta nel suo mondo. Sapevamo ora perché si era appassionato alla pallacanestro, o perché aveva comprato una vecchia macchina fotografica e se ne era andato in giro a fotografare volti e mestieri. Era una continua contaminazione. E non di rado capitava che anche il resto della classe si appassionasse alle passioni dell' altro. O che quantomeno che le capisse. Che capisse cosa spingesse i compagni verso questo o quello sport, verso questo o quel gioco. Attenti, nei nostri banchi, ascoltavamo. Senza distrarci. E senza accorgercene crescevamo.
Ecco se per un giorno io fossi un Giudice, per le vacanze di Natale assegnerei ai giocatori di tutte le squadre questo tema:
"Parlaci della tua passione, la
Caccia Al Tesoro di Sorrento".
Perché sarebbe bello far capire a chi ancora non si spiega cosa spinge migliaia di ragazzi ( e non) per tre giorni, ogni anno, a sacrificare il Pranzo di Natale, a mettere da parte Tombola e mercante in fiera, per correre avanti e indietro per la penisola, cercando di risolvere indizi spesso impossibili e riuscire a mettere le mani su un tesoro.
Che di Tesoro inteso come oro e diamanti non ha niente, ma che nel forziere ha rinchiuso amicizia, gloria e divertimento.
Perché forse il compito di un buon cacciatore è anche questo:
Coinvolgere più persone, appassionarle, tramandare le regole di un gioco che è diventato grande, ma che non ha mai perso, dentro di se, il suo essere ingenuo e spensierato.
Come Noi,
cacciatori adulti
con l'anima di bambino.



Zzz








RIFLESSIONI TANTO PER....

Siamo attori, commedianti esperti e navigati. Diamo in pasto alla platea una recita. La recita di Noi, la recita che chi sta comodamente seduto in poltrona si aspetta di vedere. Andiamo in scena tutti i giorni, con la nostra maschera piu' bella e colorata. Senza deludere mai le attese. Ma quando si spengono le luci,e la commedia finisce pochi si affacciano dietro al sipario. Pochi riescono a intravedere nel buio dei camerini , quella parte di Noi fragile e delicata. Quella parte che si commuove, che e' triste e solitaria.Una parte che non sale mai sul palco. E quando ci prova ridiscende subito. Altrimenti il pubblico pagante ne resterebbe deluso. E Noi, commedianti esperti e navigati, non deludiamo mai gli spettatori. Non ne abbiamo il coraggio.
Prigionieri della nostra commedia, facciamo un inchino e aspettiamo gli applausi.



zZz

martedì 2 dicembre 2014

RIFLESSIONI TANTO PER.... IL PROBLEMA DI OGGI NON SONO I GIOVANI MA I VECCHI

Non prendetevela con i giovani.Il vero problema di oggi,non sono i giovani, ma i vecchi. Infatti, una volta i vecchi passavano molto tempo a casa e 'miez a' pezza e insegnavano ai giovani a fare la vendemmia, a zappare, a raccogliere le olive e ad amare la terra. Inoltre una volta i vecchi quando facevano i nonni a tempo pieno, raccontavano un sacco di belle storie di guerra e un sacco di fattarielli sfiziosi e la domenica di nascosto da mamma e papa ' ti azzuppavano il ciucciotto nel vino rosso.Oggi invece i vecchi vogliono fare i tipi moderni e stanno fino a tardi miez a' via e fanno 'e jettate dint' e bar. Sono rattusi e fanno burdello. E un ultima cosa, una volta ai vecchi se li chiamavi vecchi non si offendevano. Non si arrampicavano dietro parole come anziani o terza eta'. Erano vecchi ed erano orgogliosi di esserlo.Perché per loro la vecchiaia era una conquista sociale, una scalata gerarchica: diventavano i saggi della famiglia. E la loro parola (l' ultima e decisiva) contava eccome se contava.

z

GENTE DI MARE























IL CANE MODERNO

"La passeggiata????
UE' PE',cu' stu' fridde ce vai tu!!!"

RIFLESSIONI TANTO PER... -VOGLIO IMPARARE IL LINGUAGGIO DEI BAMBINI

Io non voglio imparare l' inglese, o esser bravo a coniugare i verbi in tedesco. E neanche mi interessa esprimermi impeccabilmente in francese. A me, detto francamente, piacerebbe parlare correttamente il linguaggio dei bambini.
Solo in quel caso mi sentirei un vero poliglotta. Ed un vero cittadino del mondo.

(zZz)

IN CUCINA?? ASCOLTATE I CONSIGLI DELLA NONNA



Ma quale Clerici o Parodi.
Che detto tra noi non sanno fare neanche un uovo fritto. E tra l' altro dicono nu' sacco 'e strunzat.
Volete imparare a cucinare??
Chiedete consigli alla Nonna o a Lello Lupo Paduano.
E state sicuri che preparerete piatti speciali, saporiti e soprattutto abbondanti.