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lunedì 23 gennaio 2012

NAPOLI: L'OSPEDALE DELLE BAMBOLE




Proprio come un vero ospedale, c’è chi aspetta il proprio turno, c’è una sala operatoria con una vecchia macchina per cucire e tutti i ferri del mestiere, forbici, uncini, aghi e spaghi vari. Ma i pazienti non sono umani, ma bambole e orsacchiotti di pezza e di plastica di tutti i generi e di tutte le età. Stiamo parlando dell’Ospedale delle Bambole che si trova nel cuore di Napoli, in via San Biagio dei Librai 81, dal 1800. Non è un museo, nonostante a visitarlo si trovino piccole damine ben vestite, bambolotti, bambole di porcellana, di panno, di celluloide, di carta e altri giocattoli antichi. Del resto non è neppure un negozio di antiquariato, perché troppo ricco di vita, dove esperti artigiani ricoverano ancora oggi giocattoli malati. 





 La sua storia sarà cominciata probabilmente con una balia maldestra a cui a fine Ottocento è scappata di mano una bambola. La donna con molta probabilità sarà passata in Via San Biagio dei Librai e si sarà fermata davanti alla bottega di Luigi Grasso, uno scenografo teatrale intento a realizzare l’allestimento del successivo spettacolo. Avrà visto l’artigiano concentrato a sistemare i dettagli delle sue scenografie speciali: marionette, burattini, pupazzi rivestiti o aggiustati, quando finivano ammaccati da qualche attore imbranato. La nostra balia avrà pensato allora di poter evitare una ramanzina, visto che le bambole sono molto simili ai pupi.



Da allora il lavoro del piccolo ospedale non si è mai fermato, ha superato le generazioni, riparandone i giochi d’infanzia. Il maestro Grasso finiva infatti con il trovarsi in bottega pezzi di ricambi, bambole di ogni tipo e specie prodotte al mondo. Arrivavano al suo laboratorio richieste da tutta Europa: adulti legati a ricordi dell’infanzia, ma anche collezionisti alla ricerca di un affidabile artigiano. Passeggiare per la piccolissima bottega al civico 81 non è il viaggio di un’introspezione nostalgica ma una piacevole promenade attraverso un arte originale. Lontana dall’idea diffusa della casa di bambola (museo didattico e storico), questa piccola bottega è piuttosto un caotico piccolo ristoro, uno spazio dove si presta soccorso ai giocattoli, dove si può restare a guardare i medici all’opera.

I pezzi raccolti sono stati messi insieme nel tempo, piccole adozioni dove prevalgono certamente i personaggi del teatro, antico amore di don Luigi, ma anche pastori del presepe settecentesco napoletano e Pulcinella in tutti i materiali possibili. Il piccolo Dolls Hospital è un laboratorio aperto tutto l’anno, dove Luigi, nipote del fondatore, e Tiziana, la figlia, riparano braccia e gambe rotte delle bambole di tutto il mondo, ne rinnovano gli abiti, ne oliano gli ingranaggi.


Quando nasce l’ospedale delle bambole?
Intervista a  Tiziana "Primaria"  e proprietaria  dell' OSPEDALE DELLE BAMBOLE


"L’ideatore dell’ospedale è il mio bis nonno, che inventò un lavoro inusuale. Lui, scenografo dei teatrini, aveva questo laboratorio a San Biagio dei Librai, proprio dove adesso c’è il negozio. Qui il mio bisnonno, in camice bianco, si metteva a dipingere le scene teatrali che quasi sempre si rompevano perché di carta. Capitava spesso che poi le marionette si guastassero o perdessero un braccio nelle battaglie di scena, e lui o rimetteva la manina persa o aggiustava la corazza e si ritrovò, dopo un bel po’ di tempo, con tanti pezzi in negozio. Un giorno si recò una signora con una bambola in mano. Era il 1899 e le bambole dell’Ottocento erano bambole importanti, di porcellana. Questa signora che lavorava presso una famiglia nobile si recò da mio nonno, dicendo di aver fatto un guaio e chiedendo il suo aiuto. Il mio bisnonno gliela aggiustò e venne bene. La signora, proprietaria della bambola, non si accorse mai di questa cosa e la cameriera, che portò la bambola ad aggiustare, soddisfatta del lavoro, nell’andarsene disse a mio nonno: “Voi siete proprio no dottore”. Da lì iniziarono a venire varie persone, evidentemente la signora aveva sparso la voce. Mio nonno cominciò ad appendere la bambole e a distinguersi con il suo camice bianco. Capitò così che una signora, passando per il negozio, disse: “Mamma mia! Che impressione sto posto, mi pare proprio no spidale”. Il mio bisnonno, che sentì, subito prese il colore rosso e su un cartello scrisse “ospedale delle bambole”. Una trovata geniale non solo del mio bisnonno, ma della gente del posto. Geniale ancora oggi, perché l’interesse ancora “acchiappa”."

Dove trova i materiali per aggiustare e vestire le bambole?


Mio nonno Michele sapeva dove trovare il materiale. Inoltre lui ha cominciato ad instaurare rapporti con i produttori di bambole dei Paesi Europei, dai quali comprava i pezzi di ricambio. Io mi sono ritrovata con un bel po’ di materiale in magazzino. Ciò che ci rende originali è che noi facciamo un restauro con oggetti di cento anni fa. Questa è la cosa che rende prezioso e unico il nostro lavoro. Gli abiti li fa mia madre, collezionista e moglie del medico delle bambole. Le ama e le veste con una passione incredibile. Lei le veste, io le restauro. Ho fatto un corso di restauro, ma sono comunque una ragazza di bottega. Fondamentalmente ho imparato dalla tradizione e dall’esperienza del mio bisnonno, nonno e papà. Io sono il risultato di tre esperienze e credo che un lavoro del genere possa solo migliorare. I miei figli avranno sempre più esperienza. Anche io sto lavorando su giocattoli nuovi, su cui mio padre non ha mai lavorato. Tutte le esperienze si vanno sommando.

Qual è stato il lavoro che le ha dato più soddisfazione?



Ci sono tanti lavori che mi hanno dato soddisfazioni, una volta terminati. La soddisfazione più grande me la dà il cliente quando viene da me quasi in lacrime con la sua bambola, chiedendo il mio aiuto, e poi ritorna ringraziandomi per il lavoro fatto. È bello sentirsi dire che la bambola è più bella di prima o che appare come nei suoi ricordi. La mia passione è regolare e speciale per tutti i miei clienti. Per me è normale smontare le bambole e rifarle belle. Mi accorgo dell’effetto finale e del cambiamento solo quando le persone me lo fanno notare.

Che cos’è il morbo della bambola triste e quali sono i sintomi?


Il morbo della bambola triste è caratterizzato dal fatto che la bambola caccia una lacrima nera dall’occhio, che esce non per miracolo, ma a causa di un’agente chimico che deteriora e deforma le bambole. C’era un’azienda italiana che si chiamava Leira che produceva queste bambole, utilizzando un particolare agente chimico. Nel giro di pochi anni queste si deterioravano e si deformavano. Il primo sintomo del morbo è il fatto che viene fuori una lacrima nera dall’occhio, perché si crea una condensa all’interno della testa. Siccome il meccanismo degli occhi è fatto anche con del ferro, si crea dell’acqua che arrugginisce il ferro ed esce dall’occhio come una lacrima. Da lì la bambola comincia a degenerarsi ed è l’unico momento in cui noi non possiamo fare nulla per aggiustarla. Solo se preso in tempo, il morbo può fermarsi, altrimenti riconsegniamo la bambola al proprietario.

 Fonti: http://www.ospedaledellebambole.it/
 http://www.grandenapoli.it/
http://www.ziguline.com/
Via San Biagio dei Librai, 81 Tel (+39) 081 203067

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