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domenica 27 febbraio 2011

storia e controstoria del Risorgimento: NINCO NANCO, documenti STORICI



"Si hanno i Briganti quando il popolo non li aiuta, e si ha il brigantaggio quando la causa del Brigante è la causa del Popolo.."
(VINCENZO PADULA)


Ucciso a tradimento Ninco Nanco (La Gazzetta militare, 26 marzo 1864).

Il maresciallo d'alloggio e tre carabinieri di Avigliano con due preti ed alcuni valorosi giovani associatosi volontariamente ai medesimi, avuto contezza dei briganti, si aggiravano per la campagna nei dintorni di quella città, quando s'incontrarono con le Guardie nazionali comandate da Benedetto Corbo. Unitisi assieme e, saputo che Ninco Nanco con due soli briganti trovavasi accovacciato in una pagliaia si diressero a quella volta. La pagliaia essendo in sito elevato, la Guardia Nazionale arrestossi a mezza strada e il Comandante di essa si pose a gridare: Carabinieri avanti! Il carabiniereSegoni e il prete Pace corsero immediatamente alla pagliaia da cui sbucò per primo il brigante Lo Russo, che si arrese tosto; dopo si vide comparire sulla soglia Ninco Nanco stesso armato di fucile e revolver accennando a difesa; ma il carabiniere Segoni intimogli la resa, minacciandolo di morte. Si fu allora che il famigerato capobanda cedette le armi e, mentre il carabiniere Segoni stava per assicurarlo con le manette, un colpo d'ignota provenienza colpiva Ninco Nanco al collo e lo stendeva cadavere al suolo. Si procedette in seguito alla cattura del terzo brigante Mangiullo. Si hanno gravi indizi a vedere se chi ha ucciso il Ninco Nanco, quando già era in potere del carabiniere Segoni, fosse qualcuno che abbia voluto impedire che compromettenti rivelazioni uscissero dalla bocca diNinco Nanco. In seguito si verrà al chiaro di qualche cosa.

Da  “ Il pungolo “ 1864 “ Ninco Nanco è morto, questa é notizia vecchia ma non ne sapete i particolari ed ecco perchè vi scrivo. La banda di questo famigerato assassino veniva distrutta dalla brava Guardia nazionale di Tricarico e fu un miracolo se il Ninco Nanco stesso con due dei suoi ed il fratello ferito potè scamparsela e rifugiarsi in Lagopesole. Vi dissi che aveva il fratello ferito ed egli, da buon fratello, lo portò in una capanna, consegnandolo non so a chi e promettendo largo compenso se lo si fosse nascosto e curato. Ma pochi dì dopo il fratello morì ed  il Ninco Nanco andò a seppellirlo.Intanto accadde che il  bosco di Lagopesole fosse battuto da truppa e guardie nazionali per cui Ninco Nanco non potè più penetrarvi e fu costretto alla sua volta con due rimastili a nascondersi in una capanna. Tal cosa venuta a conoscenza del signor Benedetto Corbo, capitano della Guardia nazionale di Avigliano, portossi con una quarantina di guardie sul posto e poichè le ricerche cominciavano a sembrare vane, appiccò  fuoco alla capanna e allora il Ninco Nanco uscì ed arresesi con due compagni. Non capisco poi come e perchè venisse ucciso sul luogo e subito mentre lo si poteva condurre vivo in paese come si fece per gli altri due. “





Verbale in data 13 marzo 1864



" Nel giorno 13 nell’entrare reduci dal Castello ed avendo scoperto al punto detto "Croce Angelone” nella vicinanza di Frusci una quindicina di individui metà a cavallo e il resto a piedi che, transitando, per la masseria ‘Miracolo e Casone di Corbo’, si dirigevano verso l’anzidetta pagliaia ‘Glitimosca’ sita lungo la strada che conduce al Lago, vi fu poca dimora nel discernere se quella a vista fossero briganti o Guardia nazionale in perlustrazione, ma perchè prevalse l’idea che fossero malviventi, di comune concerto si ordinò l’assalto. Dopo un miglio e mezzo dì corsa a rompicollo, finalmente ci siamo accorti che un distaccamento di Guardia nazionale, capitanata dal signor Corbo e unito al signor Giudice di questo mandamento e Delegato di P.S. circondava la mentovata pagliaia col gridar Corbo: “Carabinieri avanti”. All’arrivo del signor Padula, Giovanni Lorusso, dietro minaccia di fucilazione, in tre volte ha confessato:

        "1°) che si nascondeva nella sua pagliaia Nicola Lorusso, Carciuso, indi ha aggiornato che un forestiere di cui non ha sa­puto indicare il nome, occupava il secondo posto, e finalmente ha detto: volete la verità, qui c’è ancora Giuseppe Nicola Summa, Ninco Nanco. Grande giubilo è successo all'annuncio di tal nome, ed ognuno come ha creduto espediente ha preso il suo posto, onde i suddetti assassini non avessero scampo alcuno­.
        “ S’intimò la prima resa alla quale risposero negativamente ed il signor Giudice, vedendo che nessuno rispondeva, corrispose col metter fuoco alla pagliaia quando il fumo penetrava all’interno del nascondiglio, altra ambasciata di pace si mandava per mezzo del padrone della ripetuta pagliaia a don Dona­to Pace ed al carabiniere, alla quale questi risposero collo incominciare a deporre le armi. Il primo ad arrendersi fu Ni­cola Lorusso alias Carciuso, fu Donato, di anni 40, contadino, brigante di Avigliano, il quale uscendo dalla pagliaia colle espressioni: noi vogliamo la pace! fu ricevuto dal carabiniere Segoni, da Pace don Donato e Bochicchio Nicola, i quali custodivano l’interno della porta.
        Dopo si avanzò il famigerato Ninco Nanco; il medesimo restò qualche minuto affidato alla custodia dei tre summentovati e nel mentre fra loro c'era scambio di riconoscenza che dal Ninco Nanco si negavano, uno scoppio di fucile predisse la sua morte. Avendo preso conto di quello che avesse ucciso il predetto brigante, risultò essere un certo Coviello Summa Nicola, fu Paolo, falegname,autore dell’ uccisione. In questo trambusto è ucciso l’altro brigante Mangiullo Giuseppe, di Francesco, di anni diciotto, nativo di Corato, Bari,  pastore……”.

Verbale in data 13 marzo 1864


firmato dal maresciallo d’alloggio
sigr. Rebora Francesco, Segoni Tobia,
Salandi Gaetano, e Grimaldi Giu­seppe
dalla stazione di Avigliano.




chi era NINCO NANCO 
Giuseppe "Ninco Nanco" Summa è stato uno dei Capo Briganti più terribile. Il suo nomignolo si dice derivasse dall'essere balbuziente. Già nel 1860 era stato condannato alla fucilazione per omicidio ma grazie all'amnistia si salvò. Le sue fortune maggiori derivarono dall'incontro con il Generale Crocco che lo mise a capo di una delle sue Bande che soleva riunire solo per le operazioni più rischiose. Sul petto portava tantissime medaglie e pur essendo ignorante e molto violento era dotato di grande intelligenza ed intuito. Sapeva anche scegliersi gli amici giusti e al di sopra di ogni sospetto. Nel marzo del 1864 i Carabinieri e la Guardia Nazionale da loro informatori vennero a sapere che Ninco Nanco ed altri due briganti (Lo Russo e Mangiullo) si trovavano in una pagliaia nei pressi di Avigliano Ninco Nanco dopo un accenno di resistenza si arrese, ma quando i carabinieri cercarono di mettergli le manette da una mano ignota partì un colpo di pistola che lo uccise. Forse fu la mano di qualcuno che voleva impedire che il brigante potesse fare delle rivelazioni compromettenti, in ogni modo il segreto ancora oggi non è stato svelato.
CILENTODAMARE.IT


Il testo della canzone di Eugenio Bennato dedicata a Ninco Nanco
1859, muore il vecchio re Borbone
e sul trono va suo figlio, 23 anni, ancora guaglione.
E’ il momento di approfittare di questo vuoto di potere,
di quel regno in mezzo al mare difeso solo dalle sirene.
E u Banco ‘e Napoli è l’ideale per rifarsi delle spese,
per coprire il disavanzo della finanza piemontese.

E Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare
e il Sud è terra di conquista e Ninco Nanco nun ce può stare,
e Ninco Nanco deve morire perché si campa potesse parlare
e si parlasse potesse dire qualcosa di meridionale.

E lo Zolfo di Sicilia e i cantieri a Castellammare
e le fabbriche della seta e Gaeta da bombardare.
E’ l’ideale che fa la guerra, una guerra dichiarata
per vedere chi la spunta tra il fucile e la tammurriata,
e tammurriata è superstizione, questa storia deve finire
e qui si fa l’Italia o si muore e Ninco Nanco deve morire.

E Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare
e il Sud è terra di conquista e Ninco nun ce può stare.
E Ninco Nanco deve morire perché si campa putesse parlare
e si parlasse potesse dire qualcosa di meridionale.

E per sconfiggere il brigantaggio e inaugurare l’emigrazione
bisogna uccidere il coraggio e Ninco Nanco è meglio che muore.
Perché lui è nato zappaterra e ammazzarlo non è reato
e dopo un colpo di rivoltella l’hanno pure fotografato.
E la sua anima è già distante, ma sul suo volto resta il sorriso,
l’ultima sfida di un brigante: “Quand’è bello morire acciso”




La fine del brigantaggio e la morte di Ninco Nanco - brigante aviglianese - sollecitarono il De Carlo che ricopriva all’epoca la carica di Sindaco del Comune di Avigliano, a comporre per l’occasione, l’originale acrostico di seguito riportato:Le lettere iniziali di ogni verso formano la frase "ECCO NINCO NANCO".



Ero e non son più, di sangue intriso
Corsi i campi ove sorge il Sacro Monte
Col ferro, il fuoco, lo sterminio e l’onte
O’ l’uman diritto e quel di Dio deriso.
Nessun mi guardi con pietade in viso
Il nome di Cain mi bolle in fronte ;
Non rispettai del mio battesimo il fonte;
Crudel mi son su cento tombe assiso
Or del Carmelo la Patrona e Diva,
Non più soffrendo la mia fausta sorte,
Arcano, ausilio ad AViglian largiva;
Negar non posso che Colei può molto,
Che al di qua di quel Monte ebb’io la morte.
Oltre quel Monte è mio fratelsepolto.

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