una storia, una notizia, o qualunque cosa valga la pena di essere raccontata



giovedì 23 settembre 2010

Giancarlo Siani: cronista martire per la verità



E’ la notte del 23 settembre 1985 e in via Chiatamone sono passate da pochi minuti le 22.00. Il picchiettio sulle macchine da scrivere è terminato,ma serve una piccola notizia per completare la pagina. Il redattore alza la cornetta e chiama il 113 con un rituale che è diventato parte del lavoro di chi fa la cronaca nera del primo giornale di Napoli. La domanda è la solita: “C’è qualcosa per noi”. Un sequestro di sigarette, magari di droga, ma anche una rissa tra balordi va bene, servono solo poche righe per riempire un piccolo buco tra le colonne; il grosso è stato gia fatto. Dall’altra parte, il poliziotto risponde imprevedibilmente con un'altra domanda: “ Dottò conoscete Siani? E’ stato ammazzato nella sua auto a piazza Leonardo al Vomero”. Così arrivò in redazione la notizia dell’uccisione di Giancarlo Siani, 26 anni compiuti quattro giorni prima del delitto. L’ansia di raggiungere il luogo del delitto, non tanto per dovere di cronaca, ma per accertare che si trattasse di un equivoco, avvolse tutti i colleghi della cronaca nera. Dopo venti minuti il crollo di ogni illusione; tra le macchine della polizia e dei carabinieri a piazza Leonardo c’era una Citroen Mehari verde: il capo riverso sul volante, la guancia sinistra segnata da un rivolo di sangue. Giancarlo Siani era stato assassinato.Giancarlo Siani era corrispondente da Torre Annunziata per “IL MATTINO” e ogni giorno, da cinque anni, con l’ impegno e la passione che distingue tutti i giovani che credono in ciò che fanno, si recava a Torre. In questa realtà Siani cercava le notizie, incontrandosi con le facce, le voci, i suoni che da sempre popolano i grandi centri urbani della provincia di Napoli. Forse il suo lavoro gli piaceva proprio per questo, perché la notizia la viveva prima lui e poi tutti gli altri la mattina successiva sulle colonne del giornale. Scriveva di persone che incontrava per strada, le guardava negli occhi e con i loro occhi acquisiva coscienza degl’interessi concreti intorno a cui gravitano le attività della malavita. Quando lo uccisero venne dimenticato per anni e qualcuno cominciò a dire che l'avevano ammazzato per una questione di donne, di uomini, di beghe personali. Si è inquinato tutto. Non si è voluto vedere che invece era un giornalista serio e pulito, che scriveva cose giuste e aveva avuto l'onestà e il coraggio di scrivere anche i nomi di chi stava sfruttando i ragazzini. Il suo ultimo articolo parlava di ragazzini di tredici anni sfruttati come corrieri di droga. Ma non solo, il corrispondente da Torre stava indagando sulle collusioni tra politici, amministratori locali e criminali troppo alti erano gl’interessi in gioco e l’intreccio perverso per spartire miliardi poteva risentirne. Inoltre Siani aveva osato lanciare un’altra sfida alle cosche, suscitato l’ira funesta di don Lorenzo Nuvoletta: in un articolo parlava apertamente di un possibile tradimento del boss, visto che Valentino Gionta era stato catturato in una località a nord di Napoli sotto il controllo dei Nuvoletta.Oggi la Corte di Cassazione ha messo fine alla vicenda rendendo definitive le condanne al carcere a vita per i due mandanti Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante, e per i killer Armando Del Core, Ciro Cappuccio e Ferdinando Cataldo. La sentenza conferma che il giovane cronista venne ucciso perché stava facendo bene la propria professione di giornalista.La Biblioteca Giancarlo Siani nasce in una realtà difficile, connotata dagli stessi problemi che affliggono le aree periferiche delle grandi città, soprattutto del Sud Italia: evasione scolastica, delinquenza minorile, criminalità organizzata, tassi di disoccupazione giovanile altissimi. Sono queste le stesse afflizioni che circa quindici anni fa G. Siani si è trovato a descrivere e soprattutto a combattere caparbiamente, fino alla morte.

Nessun commento: