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martedì 8 settembre 2015

LA NOTTE DELLE SETTE STREGHE:"Ralle, ralle, mastu Giuseppe, invece e' seje simme sette"



Diverso tempo fa  a Meta di Sorrento vi viveva un giovane pescatore di nome Franco, conosciuto da tutti affettuosamente come Ciccio. Moro, piccolo di statura, non bellissimo ma molto simpatico. Spesso girava di casa in casa a cantare e non vi era festa alla quale non prendesse parte. Faceva il pescatore e, munito della sua barca di mogano, si recava ogni mattina all'alba a lavorare.

Giunta la sera, riportava a riva la barca, la ricopriva e, fischiettando, tornava a casa. Una mattina andò alla spiaggia di Alimuri, dove la sera prima aveva posato la barca, ma con grande stupore non la trovò. Girò in lungo e in largo, salvo poi ritrovarla finalmente a circa 200 metri di distanza dal luogo in cui l'aveva lasciata la sera precedente.

Lì per lì pensò che si fosse trattato dello scherzo di qualche buontempone. Ma il fatto accadde ancora per tre giorni consecutivi. Franco pensò quindi di acciuffare il burlone che ogni notte, a sua insaputa, utilizzava la sua imbarcazione. Una sera decise così di nascondersi proprio sotto la sua barca. Era una notte buia e fitta. Il cielo era cosparso di stelle splendenti nella volta celeste. I versi di una civetta a fare da sfondo. Il rumore del mare che riempiva l'aria. Tutt'intorno un silenzio di tomba e un'aria spettrale. La notte trascorreva lentamente. A mezzanotte, scoccati i rintocchi della piccola cappella di Santa Lucia, si udirono dei rumori. Franco vide sette ombre in lontananza.

Strane figure che parevano tanto appartenere alle cosiddette janare, ovvero quelle streghe alle quali in paese nessuno aveva mai voluto dar credito. Un brivido di paura scosse il corpo del pescatore, che iniziò quindi a sudare rannicchiandosi impaurito sotto la sua barca. Come le streghe si avvicinarono, ebbe modo di osservarle da vicino. Erano vestite con sottane bianche lunghe fino alle caviglie, unghie altrettanto lunghe e capelli spettinati.

La capo-strega, la più brutta di tutte, una volta salita sulla barca, impartì l'ordine di partire: "Ralle, ralle, mastu Giuseppe, invece e' seje simme sette". Ma la barca non si spostava, dato che soltanto un numero dispari di persone imbarcate su di essa riusciva a farla muovere: erano invece in otto, considerando anche Franco lì sotto nascosto. Una delle streghe però se ne accorse, riferendolo alla capo-strega.

Indignata per l'osservazione, quest'ultima ribadì il fatto che fossero in sette. Ma la strega volle insistere, mostrandole persino il nascondiglio in cui si era rifugiato Franco. Scoperto, il povero pescatore fu pestato a sangue coi remi della barca; le botte furono talmente dure da lasciarlo storpio.

Abbandonato dalle sghignazzanti streghe sulla spiaggia, Franco le vide volare letteralmente via con la sua barca. Il giorno dopo, un amico lo ritrovò su quella spiaggia quasi senza vita. Lo caricò così su un carretto, lo riportò immediatamente a casa e lo mise a letto.

Col passare del tempo, Franco confidò all'amico l'increscioso accaduto. Ma quando gli abitanti del paese lo vennero a sapere, vi risero sopra. Nonostante la generale incredulità, Franco riuscì a dimostrare a tutti come il fatto fosse realmente accaduto, mostrando loro infatti un ramo di palma trovato sulla barca. Da allora in poi, la gente lo chiamò "Ciccio 'o stuorto".




FONTE: STORIE E LEGGENDE

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