"Povero pensiero me fu arrobbato, pe no le fare le spese me l'ha tornato". Recita così la lapide posta, secondo una leggenda popolare, a vico Pensiero da un giovane innamorato. Una strega di diciassette anni, dai lunghi capelli neri e dagli occhi incantevoli, lo aveva attratto con un dolce sorriso e tenere parole. Si concesse a lui con il trasporto e la devozione di una sposa. E quando non vi fu nemmeno più un frammento d'anima da conquistare ancora, quando nella mente di quell'uomo non vi fu spazio che per il suo splendido viso, il corpo sinuoso, il dolce nome di quella piccola seduttrice, lei si stancò.
Le streghe non conoscono i sentimenti, ignorano le emozioni. Ma l'incantesimo non poteva essere sciolto. Per anni lo sventurato giovane vagò lungo quelle strade che un tempo lo avevano visto felice e innamorato. Poi la decisione d'incidere su quella lapide il suo ultimo, disperato grido di dolore. Di scolpire nella pietra i tormenti della sua anima.
L'iscrizione di vico Pensiero, per secoli, mise in guardia cittadini e forestieri e suonò da monito per chiunque volesse un giorno innamorarsi o si fosse già innamorato. Poi, nel 1890, la stradina fu abbattuta per consentire i lavori di risanamento della zona e la lapide fu donata all'Archivio di Stato, dove tuttora è conservata.
fonte: http://www.letturefantastiche.com
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