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giovedì 13 dicembre 2012

'A Sant'Aniello nun tucca' ne forbice 'e ne curtiello



Sant’Aniello era venerato particolarmente dalle donne incinte (pensate a quanti portano il nome di
Aniello soprattutto a Bagnoli) che in questa giornata, in suo onore, dovevano sentire messa e
rinunziare a qualsiasi faccenda di casa. Il divieto era rigoroso (Santa Lucia, che il popolo riteneva
sorella di Sant’Aniello, le avvertiva: “R’ me nun avita avé paura, ma r’ fràtumu sì!” Di me non
abbiate paura, ma di mio fratello, eccome!)
. Sant’Aniello era infatti ritenuto un Santo assai
suscettibile e vendicativo: la donna gravida che non lo onorava dovutamente avrebbe potuto
partorire un figlio cu lu scartiello (con la gobba) oppure surde (sordomuto) o cicàte (privo della
vista). Da oggi, quattordici, prendevano inizio le calende (re calènne), cioè i dodici giorni prima di
Natale e gli altri dodici dopo Natale, in base al tempo dei quali era possibile pronosticare il tempo di
tutti i mesi dell’anno successivo. Ancora oggi in alcuni paesi del napoletano i mariti che hanno moglie incinte nel giorno di Sant'Aniello non lavorano.

Vi sono due proverbi campani tuttora in uso riguardanti Sant'Aniello: 

'A Sant'Aniello nun tucca' ne forbice 'e ne curtiello 
e:
 A Santa Lucia nu passe 'e gallina, a Sant'Aniello nu passe 'e pecuriello

Il primo si riferisce ad un'usanza della zona secondo cui le donne incinte non debbono adoperare coltelli o forbici, perché il nascituro potrebbe nascere mutilato di un arto. Il secondo è riferito alla durata del tempo, secondo la tradizione il giorno 13 dicembre (si festeggia Santa Lucia) la giornata si allunga di un po', come un passo di gallina, il giorno successivo (si festeggia Sant'Aniello) il giorno avanza ancora di più, come un passo di pecora.

FONTE: http://pulcinella291.forumfree.it

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