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martedì 27 settembre 2011

Festa dei Gigli a Barra, omaggio al boss che sfila in Rolls e impone il ricordo dei morti


di Giuliana Covella IL MATTINO.IT

NAPOLI - Sul rispetto per chi è trapassato non transigono. Specie se la regola impone di onorare i loro cari passati a miglior vita in un momento di festa. «Un minuto di raccoglimento per ricordare i nostri morti», grida la voce dal megafono che dal palco arriva tra la folla. Sono le 11 di domenica scorsa, ossia ventiquattrore prima che le luci si spengano sulla festa dei Gigli di quest’anno. 

A suggellare il significato di quell’evento per il popolo di Barra è la passerella kitsch del ras del rione che sfila in una lussuosissima Rolls Royce bianca. Seduto sul sedile posteriore c'è Angelo Cuccaro, il boss uscito di prigione nel 2010 dopo aver trascorso dietro le sbarre una decina d'anni. In pompa magna il padrino ha voluto rimarcare il suo potere sul territorio, in barba alla presenza dei clan (rivali e alleati), che pure dettano legge nei quartieri della zona orientale. 

Partiti da via Ceccarelli, nel cuore del centro storico, il boss e i suoi guardaspalle sono arrivati fino a corso Bruno Buozzi, nella parte nuova di Barra. Lì sono stati accolti dalla folla in delirio, che aveva atteso per giorni quel momento per rendere omaggio al proprio re. Sei i comitati formati quest'anno che hanno noleggiato la paranza, vale a dire un gruppo di 120 persone (i cosiddetti cullatori) che hanno portato a spalla i gigli fino alla piazza centrale del quartiere, piazza De Santis. Comitati che, nella maggior parte dei casi, da queste parti lavorano al soldo dei clan. 

Un libro paga alla base della manifestazione più attesa dell'anno a Barra, che ha radici secolari (è nata, infatti, nel 1822). È lì che residenti e commercianti vengono invitati, mesi prima, a versare una somma che oscilla dai 5 ai 10 euro. Per questa donazione spontanea, come la definiscono gli organizzatori, l'offerente riceve in dono una maglietta. Un «do ut des» che non passa inosservato per le forze dell'ordine, che stanno indagando su quanto avvenuto l'altro ieri tra le vie di Barra. Dopo la parata a bordo della Excalibur, il padrino Cuccaro, cui si è aggiunto in seguito il padre Antonio, che ha distribuito baci sulle labbra ai giovani affiliati mischiatisi alla folla, il boss ha invitato il pubblico ad un minuto di raccoglimento. 

«Ricordiamo i nostri morti», ha detto dal palco allestito in piazza. Un invito cui è seguita la benedizione del parroco. Perché da queste parti la religione, anche se si esprime in una festa pagana, va rispettata. «Guardate comm so' belli 'e padrini nuoste! V' 'a vulite fa' 'na fotografia cu' 'e padrini?». E ancora: «Perché noi siamo persone per bene», sottolinea la voce dall'altoparlante. 

A significare che a Barra la camorra esiste e ricorda i propri morti. Anche se qualcuno, dietro le transenne lungo corso Buozzi, non ha dubbi: «Questa è una camorra di serie B. Che si affida alle auto lussuose, alle paranze sfarzose e ai banchetti luculliani e che quest'anno ha imposto che la festa terminasse prima. Non più alle 9 ma alle 5 del mattino». 
A rimarcare chi sono i nuovi padroni di Barra.

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