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lunedì 9 maggio 2011

Indie rock, ballate e tammorra: la formula magica dei Songs for Ulan

La band sorrentina al terzo album: Pietro De Cristofaro galleggia tra Cure e Cohen in un elettrorock con echi '90s


La copertina con le illustrazioni di Luigi Collina
NAPOLI - Il mondo ha fatto una piroetta e siamo finiti tutti per aria, «The globe has spun and we're all gone» è l'ultimo disco dei Songs for Ulan. Il terzo del gruppo, uscito in aprile per il circuito indipendente con l'etichetta Shoutmusic e in vendita con distribuzione Audioglobe/Itunes. È chissà perché un disco che respira l'aria pulita della buona musica indie-rock esce a due anni dalla registrazione (datata 2009, in quel di Sorrento). E veniamo a Pietro De Cristofaro, frontman e autore dei dieci pezzi tranne uno, l'ultimo If it be your will, cover di Leonard Cohen per calare il sipario. Fa sorridere una vecchia recensione ancora online su un promo album in italiano uscito nel 2001. Che il dio del rock gli abbia dato qualcosa, e non nel senso di un paio di cose, De Cristofaro lo mette in chiaro sin da subito: «make for me the best travel, just Like tv could...», trampolino di lancio tra le onde, lì sullo sfondo, di un lavoro istintivo e complesso, attraverso la lingua franca dell'inglese, nelle atmosfere più diverse. La voce è sottile eppure affilata, l'uso degli effetti preciso, la band (Enzo Mirone alle chitarre, Fulvio Di Nocera al basso, Floro Pappalardo ai ritmi conCesare Basile battitore libero e Joseph Narangio al synth) scatenata il giusto in tracce comeFrom the borders o Little Queen.
CARTA E VINILE - Le perle, oltre a Like tv, sono The bed e A promise, la prima una ballata chitarra e voce, la seconda un climax in tandem chitarra e tammorra, dove testi e musica si sposano meglio trovando la giusta proporzione tra senso e entropia. Il primo ascolto riporta alla mente i pomeriggi collosi degli anni Novanta, di qualche declinazione meno heavy dei Metallica di Hero of the day. Un secondo, gli Incubus e un terzo solo e soltanto la band sorrentina, ibrido tra i Cure di Lost e del nuovo millennio, cui pure De Cristofaro ha fatto da supporting act nella carriera da solista lasciatasi alle spalle, e il più placido Leonard Cohen. Nota di merito il packaging tutto-carta, economico, bio stile mini-vinile; peccato per i testi mancanti. Consiglio di restare umani, e uniti, non far passare altri sei anni, distanza che separa «You must stay out» (2005) da questo «The globe has spunt...» e l'ascolto stasera, venerdì 6 maggio al Pompei lab di via Astolelle o in una delle date del minitour di primavera dei Songs for Ulan. Nel frattempo, la discoteca redazionale dove vanno rinchiuse di regola le opere recensite conterà un disco in meno, dal momento che questo viene a casa con me.
Sandro Di Domenico
06 maggio 2011

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