
Nel n.65 di XL in edicola, una lunga intervista a VASCO ROSSI. Qui l’esclusivo VIDEORACCONTO dell’artista aggiornato ogni giorno. Tra vita, politica e musica.
UN PO’ DI STORIA
«Quello che volevo far io e che poi ho fatto, era anche voltare pagina rispetto al periodo dei cantautori, che è stato un periodo fantastico, però bisognava cambiare pagina… Negli anni 80 la gente non aveva più voglia di ascoltare, non aveva più tempo, infatti anche adesso facci caso. Quello del tempo nella società è tutto un discorso molto lungo… Quindi ci volevano frasi veloci, capaci di arrivare subito, lo slogan mi serviva per fargli capire subito, dalla prima frase cosa volevo dire… Poi ,secondo me ,un altro aspetto era che loro andavano sul palco così, no? come erano erano, no? Spontanietà, bottiglia di vino, e cantavano…. Ti spiegavano la canzone, prima dialogo, dibattito… Non c’era lo spettacolo. Io invece avevo voglia di spettacolo… Volevo la gente sul palco che facesse spettacolo. Come i Rolling Stones… Ecco. I Rolling Stones…. Mick Jagger e Keith Richards, quelli lì… Son quelli stati il mio punto fermo sempre. Andare sul palco con dello sberleffo, andare sul palco e fare dello show, fare spettacolo. Divertirti. Farti emozionare, divertire, emozionarti, stupirti sconvolgerti… E io ho sempre provocato molto dicendo: “Io sono una rockstar, sai”. Mi prendevano per matto… Poi andavo avanti per quella strada lì, non perché mi volevo autodistruggere, ma perché calcolavo che comunque anche se mi autodistruggevo, era tutto perfetto, andava bene così, era un disegno, chiaro, preciso, calcolato. Era perfetto nella storia… Mi sono trovato sopravvissuto per caso, per forza, perché io ad andare avanti così sarei andato avanti così, come capitava… Anche perché era una guerra quella che volevo fare. Insomma, ci sono tante motivazioni per cui io, ancora adesso, sono convinto che ho scelto tutto lucidamente, non ho mai fatto niente di non lucido…»
«Quello che volevo far io e che poi ho fatto, era anche voltare pagina rispetto al periodo dei cantautori, che è stato un periodo fantastico, però bisognava cambiare pagina… Negli anni 80 la gente non aveva più voglia di ascoltare, non aveva più tempo, infatti anche adesso facci caso. Quello del tempo nella società è tutto un discorso molto lungo… Quindi ci volevano frasi veloci, capaci di arrivare subito, lo slogan mi serviva per fargli capire subito, dalla prima frase cosa volevo dire… Poi ,secondo me ,un altro aspetto era che loro andavano sul palco così, no? come erano erano, no? Spontanietà, bottiglia di vino, e cantavano…. Ti spiegavano la canzone, prima dialogo, dibattito… Non c’era lo spettacolo. Io invece avevo voglia di spettacolo… Volevo la gente sul palco che facesse spettacolo. Come i Rolling Stones… Ecco. I Rolling Stones…. Mick Jagger e Keith Richards, quelli lì… Son quelli stati il mio punto fermo sempre. Andare sul palco con dello sberleffo, andare sul palco e fare dello show, fare spettacolo. Divertirti. Farti emozionare, divertire, emozionarti, stupirti sconvolgerti… E io ho sempre provocato molto dicendo: “Io sono una rockstar, sai”. Mi prendevano per matto… Poi andavo avanti per quella strada lì, non perché mi volevo autodistruggere, ma perché calcolavo che comunque anche se mi autodistruggevo, era tutto perfetto, andava bene così, era un disegno, chiaro, preciso, calcolato. Era perfetto nella storia… Mi sono trovato sopravvissuto per caso, per forza, perché io ad andare avanti così sarei andato avanti così, come capitava… Anche perché era una guerra quella che volevo fare. Insomma, ci sono tante motivazioni per cui io, ancora adesso, sono convinto che ho scelto tutto lucidamente, non ho mai fatto niente di non lucido…»
LA GUERRA«I miei concerti erano una guerra proprio. Perché venivano mi tiravano di tutto, mi dicevano di tutto… Si divertivano…. Sì era un po’ lo stile punk, c’era un po’ quello stile lì, un po’ tutto e un po’ anche un po’ con me… Io non arrivavo dall’alto dell’artista…. ero uno che arrivava da non si sa dove… e a quel punto lì li dovevo convincere che con me si divertivano… E poi la guerra che c’è stata dopo: io ero quello che non bisognava ascoltare, che era pericoloso… perché inneggiava alla droga… Io non inneggiavo la droga, la raccontavo la droga. Non inneggiavo alla droga, non dicevo: “Droghiamoci tutti”…».
MICROFONO
«Il microfono in tasca… Andavo sul palco da 4-5 anni e studiavo, studiavo sempre… Mi riprendevo sempre per vedere come mi muovevo. Noi ascoltavamo sempre, tutte le sere, il concerto per vedere dove sbagliavamo…. Non tralasciare mai niente. Ho capito tante cose sul palco. E una fondamentale è questa: ti sei sul palco, ti cade qualcosa per terra, ti giri e la raccogli e la sensazione che dai alla gente, sensazione istintiva, non ragionata, dalla pancia, è che sei un po’ sfigato e ti è caduto qualcosa per terra. Se invece ti cade qualcosa, non ti giri, sei una star, sei un fenomeno… Questo è un messaggio che arrivava subliminale… Se io mi fermavo a raccogliere il microfono non ero qua adesso… Per anni sui palchi, mi giravo sempre e mi incazzavo e imparavo. Ho imparato sui palchi a fare questi movimenti qua, a non fare questi gesti qua. E anche quello è stato importante».
«Il microfono in tasca… Andavo sul palco da 4-5 anni e studiavo, studiavo sempre… Mi riprendevo sempre per vedere come mi muovevo. Noi ascoltavamo sempre, tutte le sere, il concerto per vedere dove sbagliavamo…. Non tralasciare mai niente. Ho capito tante cose sul palco. E una fondamentale è questa: ti sei sul palco, ti cade qualcosa per terra, ti giri e la raccogli e la sensazione che dai alla gente, sensazione istintiva, non ragionata, dalla pancia, è che sei un po’ sfigato e ti è caduto qualcosa per terra. Se invece ti cade qualcosa, non ti giri, sei una star, sei un fenomeno… Questo è un messaggio che arrivava subliminale… Se io mi fermavo a raccogliere il microfono non ero qua adesso… Per anni sui palchi, mi giravo sempre e mi incazzavo e imparavo. Ho imparato sui palchi a fare questi movimenti qua, a non fare questi gesti qua. E anche quello è stato importante».
SANREMO
«… Ti devi far notare, è quello il gioco… tanto la canzone non si capisce, una canzone, una volta, su… Allora io vado e dico: “Mi faccio notare con un pezzo che non si può non notare”.Vado al massimo, vado in Messico, vado a gonfie vele… Ero convintissimo che sarei andato in finale. Non so perché, mi aveva chiamato Ravera!… Vado in finale io e non va in finale Claudio Villa… ci fu una rivoluzione… Poi l’anno dopo dovevo tornarci, per Ravera, per riconoscenza. Ma io non ci volevo tornare più, perché cazzo, non posso tornare un altro anno. Perché se vai una volta a fare il matto va bene, ma se ci vai due volte, allora sei matto veramente… E poi è nata Vita spericolata. E quando è nata mi son detto:“Non vedo l’ora di andarla a cantare a Sanremo”. Cavolo, godevo come un pazzo… A parte il capolavoro che era… e io vado lì a cantare: voglio una vita (spericolata ndr) e andate tutti affanculo. Prima tutto il parterre, poi tutto quello che veniva dietro… E anche lì storia fantastica… Litigavo sempre con il regista della Rai… mi diceva sempre: “E adesso guardi qua e adesso guardi là”… Mi chiamano la sera, per ultimo… per fare la prova… che in realtà serviva a loro per vedere come andavo… Alla fine c’era: “E poi ci troveremo come le star..”, quel coro bellissimo. Io immaginavo che fosse un coro, bello, finale, per cui a quel punto mi piaceva che io andavo via e restava il coro. Per cui a un certo punto io vado via e si sente gnock, gnock e la voce: “Ma ‘ndo vai!”…Poi la sera abbiamo litigato. Ha comunicato che io sono andato via prima che finiva la canzone, come un matto, perché ero ubriaco marcio… le solite storie…»
«… Ti devi far notare, è quello il gioco… tanto la canzone non si capisce, una canzone, una volta, su… Allora io vado e dico: “Mi faccio notare con un pezzo che non si può non notare”.Vado al massimo, vado in Messico, vado a gonfie vele… Ero convintissimo che sarei andato in finale. Non so perché, mi aveva chiamato Ravera!… Vado in finale io e non va in finale Claudio Villa… ci fu una rivoluzione… Poi l’anno dopo dovevo tornarci, per Ravera, per riconoscenza. Ma io non ci volevo tornare più, perché cazzo, non posso tornare un altro anno. Perché se vai una volta a fare il matto va bene, ma se ci vai due volte, allora sei matto veramente… E poi è nata Vita spericolata. E quando è nata mi son detto:“Non vedo l’ora di andarla a cantare a Sanremo”. Cavolo, godevo come un pazzo… A parte il capolavoro che era… e io vado lì a cantare: voglio una vita (spericolata ndr) e andate tutti affanculo. Prima tutto il parterre, poi tutto quello che veniva dietro… E anche lì storia fantastica… Litigavo sempre con il regista della Rai… mi diceva sempre: “E adesso guardi qua e adesso guardi là”… Mi chiamano la sera, per ultimo… per fare la prova… che in realtà serviva a loro per vedere come andavo… Alla fine c’era: “E poi ci troveremo come le star..”, quel coro bellissimo. Io immaginavo che fosse un coro, bello, finale, per cui a quel punto mi piaceva che io andavo via e restava il coro. Per cui a un certo punto io vado via e si sente gnock, gnock e la voce: “Ma ‘ndo vai!”…Poi la sera abbiamo litigato. Ha comunicato che io sono andato via prima che finiva la canzone, come un matto, perché ero ubriaco marcio… le solite storie…»
L’AMORE SECONDO VASCO
«Bisgnerebbe far distinzione: l’amore è una cosa, il sesso un’altra. E poi sento, sento… sembra che tutte le parole siano uguali. “Io amo, amo, amo…amo, amo…”. No tu vuoi possedermi! C’è differenza tra l’amore, la possessività, la voglia di… Bisognerebbe far differenza tra le parole… No, perché non è amore (dice ribattendo all’afermazione: “Amore è possessività”, ndr). Perché l’amore è una cosa straordinaria, è un influsso che ti viene… ed è anche logico. Io amo una persona e tu ne ami un’altra… È come con i soldi. Io li do a te tu li dai a un altro. Se li do a te e tu me li dai indietro che senso ha…».
«Bisgnerebbe far distinzione: l’amore è una cosa, il sesso un’altra. E poi sento, sento… sembra che tutte le parole siano uguali. “Io amo, amo, amo…amo, amo…”. No tu vuoi possedermi! C’è differenza tra l’amore, la possessività, la voglia di… Bisognerebbe far differenza tra le parole… No, perché non è amore (dice ribattendo all’afermazione: “Amore è possessività”, ndr). Perché l’amore è una cosa straordinaria, è un influsso che ti viene… ed è anche logico. Io amo una persona e tu ne ami un’altra… È come con i soldi. Io li do a te tu li dai a un altro. Se li do a te e tu me li dai indietro che senso ha…».
“CANTO ALL’ANIMO UMANO”«Faccio sempre un po’ fatica a vivere nel presente. Io non vivo nel presente. Vivo sempre nel passato o nel futuro. Sempre indietro e avanti, indietro e avanti. Tra progetti e ricordi. Ed è difficile che sono presente sul presente. È quando salgo sul palco che sono sul presente. È lì il presente. È il momento. Poi anche la musica aiuta molto. Per me è più un rapporto proprio fisico, mentale, psicologico che ho con la gente…In fondo canto sempre per un solo… Magari penso a una persona, magari non proprio a una persona… Perché si canta sempre all’animo umano che è uno solo. Ecco quello: parlo, canto all’animo umano, che è uno solo, un unicuum…».
LE EMOZIONI DAL PALCO
«Sul palco non è una cosa come la fisicità, ma è una cosa che si avvicina abbastanza perché sul palco è un momento totale, non so come dire, è tutto perfetto, tutto è giusto, è tutto chiaro… Quando parte la musica è tutto chiaro. I testi che canto sono cose che mi viene voglia di dire, le emozioni arrivano, sono fortissime e soprattutto è per il rapporto che c’è, è un rapporto sessuale proprio… È vero, è come fare l’amore con 50mila persone e poi tornare a casa da solo… Non riesco più a dormire e faccio di tuttto da smanettare con il computer, a smanettare qua (e tocca il telefonino, ndr), chiamare la gente e sparare delle tali cazzate che poi i giorni dopo mi chiedo: “Ma cosa ho fatto? Cosa ho detto?”. Poi mi scusano, perché mi vogliono bene… Devo fare in modo che venga mattina, che venga il giorno dopo e cercare di dormire picchiando la testa contro il muro… Perché vorrei continuare a tenere quella cosa, quelle sensazioni per sempre… però non puoi … E la grande cosa è che il concerto è già finito… Appena finito è già finito. È fantastico, però è già finito. E infatti la battuta che faccio ai miei amici è: “Coraggio ragazzi che il meglio è già passato”…».
«Sul palco non è una cosa come la fisicità, ma è una cosa che si avvicina abbastanza perché sul palco è un momento totale, non so come dire, è tutto perfetto, tutto è giusto, è tutto chiaro… Quando parte la musica è tutto chiaro. I testi che canto sono cose che mi viene voglia di dire, le emozioni arrivano, sono fortissime e soprattutto è per il rapporto che c’è, è un rapporto sessuale proprio… È vero, è come fare l’amore con 50mila persone e poi tornare a casa da solo… Non riesco più a dormire e faccio di tuttto da smanettare con il computer, a smanettare qua (e tocca il telefonino, ndr), chiamare la gente e sparare delle tali cazzate che poi i giorni dopo mi chiedo: “Ma cosa ho fatto? Cosa ho detto?”. Poi mi scusano, perché mi vogliono bene… Devo fare in modo che venga mattina, che venga il giorno dopo e cercare di dormire picchiando la testa contro il muro… Perché vorrei continuare a tenere quella cosa, quelle sensazioni per sempre… però non puoi … E la grande cosa è che il concerto è già finito… Appena finito è già finito. È fantastico, però è già finito. E infatti la battuta che faccio ai miei amici è: “Coraggio ragazzi che il meglio è già passato”…».
IL RAPPORTO CON FACEBOOK«Su facebook… Ho iniziato a usare il mezzo perché mi ha preso dentro all’inizio della auestione, però pensavo solo alle cretinate. Poi invece ho visto che è un gran buon modo di passare il tempo, meglio che guardare la tv, perché qui almeno interagisci, e poi si conosce gente, molto di più di quello che si conoscerebbe normalmente. Non è vero che si chiude a casa la gente, anzi si apre molto di più intorno…».
SE NON PARLI ALLE DONNE
«Negli anni 80 tutti i gruppi rock a Bologna, ce ne saranno stati un centinaio, mi trattavano un po’ come quello commerciale perché avevo scritto Alba Chiara, quindi io non ero molto rock, metter loro erano rock perché scrivevano delle cose che capivano solo loro. E io gli dicevo: “qui finirete tutti, rimarrò solo io”… Perché se tu non parli con le canzoni anche alle donne, puoi salutare direttamente tutto… perché se non parli alle donne, parli solamente agli amici…».
«Negli anni 80 tutti i gruppi rock a Bologna, ce ne saranno stati un centinaio, mi trattavano un po’ come quello commerciale perché avevo scritto Alba Chiara, quindi io non ero molto rock, metter loro erano rock perché scrivevano delle cose che capivano solo loro. E io gli dicevo: “qui finirete tutti, rimarrò solo io”… Perché se tu non parli con le canzoni anche alle donne, puoi salutare direttamente tutto… perché se non parli alle donne, parli solamente agli amici…».
L’URLATORE
«E io ogni canzone la canto, ci vado dentro… Io non sono un cantante, sono un interprete… Sono stato definito “un urlatore”, eh, si sa…».
LE CANZONI
«Sono delle cose che io sento, dentro, e che delle volte mi vergognerei anche a confessare, capito… E invece nelle canzoni no, perché l’artista lì deve essere nudo, vero, sincero…. E il fatto che uno dica una cosa, che in fondo senti anche tu… E quale è il segreto? Non c’è un segreto. E’ che io son come tutti gli altri, sono come voi. E allora, raccontando delle cose che ho dentro io, racconto delle cose che avete dentro anche voi. E questo mi stupisce tanto, mi sconvolge tanto… Dice: come fa a sapere quello che ho dentro? Perché sono uguale, abbiamo le stesse cose. Poi uno dice una cosa che ti dà una consolazione il fatto di sentirci che non siamo soli nel sentire la stessa sofferenza, le stesse cose…».
VASCO: LA LIBERTÀ DI BERLUSCONI
«La libertà costa qualcosa… e allora, costerà qualche morto in più… perché devo eliminare la libertà per salvare qualcuno? Ma quanti ne sono morti 40 anni fa? Non vi ricordate, quanti ne sono morti per difendere la libertà? Falciati così… Non si ricordano più un cazzo questi qua, sono tutti convinti che sia tutto qui, nato per caso… Dico: “Non siete pronti a combattere un po’ per la libertà?”. Risposta: “Eh, ma la libertà c’è, c’è perché c’è Berlusconi”… Se non ci fosse Berlusconi non ci sarebbe né libertà né democrazia, parliamoci chiaro (ride, ndr)… Il popolo delle libertà: c’è scritto così…. la libertà di fare quel cazzo che ci pare, questa è la loro libertà».
VIVERE O NIENTE
«La musica è di Tullio Ferro e ci ho messo quasi un anno a scrivere il testo. “Io sono qui e te lo voglio urlare: io sto male!”. Avete capito! Si può dire che sto male o devo sempre stare bene? Ci si deve vergognare di stare male? Io sto male, va bene? Tutto qua. Qui provoco sul concetto che non si può mai stare male».
«La musica è di Tullio Ferro e ci ho messo quasi un anno a scrivere il testo. “Io sono qui e te lo voglio urlare: io sto male!”. Avete capito! Si può dire che sto male o devo sempre stare bene? Ci si deve vergognare di stare male? Io sto male, va bene? Tutto qua. Qui provoco sul concetto che non si può mai stare male».
NON SEI QUELLA CHE ERI
«Ecco un altro rockettone fondamentale. “Io non so davvero cosa fare tesoro, tanto è poi sbagliato sempre tutto di nuovo”. La donna dopo un po’ diventa quasi sempre così, tende a farci notare le cose. Ad esempio io sono in casa, lei passa e dice: perché hai lasciato qui questa cosa e non l’hai messa lì? E io dico: ma perché non la metti dove ti pare senza rompere tanto i coglioni? Va beh, diciamo che è il loro modo di amarci».
«Ecco un altro rockettone fondamentale. “Io non so davvero cosa fare tesoro, tanto è poi sbagliato sempre tutto di nuovo”. La donna dopo un po’ diventa quasi sempre così, tende a farci notare le cose. Ad esempio io sono in casa, lei passa e dice: perché hai lasciato qui questa cosa e non l’hai messa lì? E io dico: ma perché non la metti dove ti pare senza rompere tanto i coglioni? Va beh, diciamo che è il loro modo di amarci».
STAMMI VICINO
«La musica è di Stef Burns, il chitarrista. È la prima volta che riesco a fare un pezzo sulla sua musica».
«La musica è di Stef Burns, il chitarrista. È la prima volta che riesco a fare un pezzo sulla sua musica».
EH GIÀ
«Sono quattro parole fondamentali! “io – sono – ancora – qua” ».
«Sono quattro parole fondamentali! “io – sono – ancora – qua” ».
Ė uscito il 29 marzo VIVERE O NIENTE (Emi Music), il nuovo album di VASCO ROSSI. XLha incontrato Vasco nel suo studio di Bologna per una lunga chiacchierata da cui nasce il servizio di copertina del numero di aprile di XL, in edicola da giovedì 31 marzo. Un’intervista ExtraLarge, ricca di contenuti multimediali pubblicati quotidianamente su sitoe pagina Facebook di XL. Ecco il resoconto video della lunga intervista di XL a Vasco.
Servizio di Lorenza Biasi
Abbiamo incontrato Vasco nella sua casa-studio di Bologna. Ha voluto essere lui stesso a farci sentire il nuovo disco, e, dobbiamo dire la verità, non ce lo aspettavamo. Cose così di solito non succedono, meno che mai con uno capace di riempire per quattro date consecutive lo stadio di San Siro. Di solito l’artista si presenta dopo l’ascolto. Lui invece è arrivato prima, ha aperto il suo Mac e ci ha detto con gli occhi che brillavano: «Ve le voglio far sentire io le canzoni… Perché ci tengo a questo disco, non me lo aspettavo che venisse fuori così velocemente». E noi non ci aspettavamo questo mini concerto rough per tre sole persone (gli autori dell’articolo che trovate su XL in edicola: compratelo perché solo lì trovate tutto il resoconto di questo “Pomeriggio di un giorno da cani”, come amerebbe dire lui). Un miniconcerto fatto sul “palco della scrivania dello studio di Vasco a Bologna” che noi abbiamo registrato e che vi offriamo con una serie di pillole che molto probabilmente sorprenderanno anche voi. «Le canzoni comunque vanno ascoltate con calma e più volte. Io qui cerco solo di darvi un assaggio», ci ha tenuto a precisare Vasco. E noi cerchiamo di dare a voi un assaggio dell’assaggio. Solo Vasco può cantarti in faccia una frase potente, sofferta e liberatoria al tempo stesso come “Io sto male!” (nel branoVivere o niente) lasciandoti di stucco, ma al tempo stesso facendoti ridere. Oppure gridare “Sono io il peggiore!” (in Prendi la strada) con un orgoglio che gli rende onore (anche perché è evidente che i peggiori in questo momento sono bel altri, magari proprio quei moralisti che lo hanno spesso additato come pericolo pubblico, ma anche questo lo potete leggere su XL).
«Mi sono ritrovato sopravvissuto mio malgrado, e non è mica stato facile!», commenta Vasco tra una sigaretta e una spruzzatina di Propoli per la gola, «avrei voluto vedere Jim Morrison al mio posto… come sarebbe diventato!». Ma a questo punto lasciamo la parola a lui: ecco Vasco da molto, molto vicino. Buon divertimento.
DICI CHE
«Comunque io quando canto ci vado dentro e l’interpretazione secondo me è fondamentale. Lo sapete già,
io non sono un cantante, sono un interprete anzi sono stato definito un urlatore!». «Questa è una canzone dolcissima», “Dici che vuoi parlare, che non puoi aspettare. Guardati sei un fiore, cosa vuoi diventare”. È un dialogo con una ragazzina, a me piace molto parlare con le ragazzine. “Ora qui che facciamo, non lo so ma ti amo” è un concetto planetario di quando ci si mette insieme di fronte al buio. Ti amo anche se non so neanche io cosa vuol dire».
SEI PAZZA DI ME“Imparerai che senza di me la cosa non è ripetibile”. «Il rock è così, non è proprio arroganza, ma sbruffonaggine, “E ti farò far l’amore sai come nessuno te l’ha fatto mai”. È chiaro che noi non siamo così. Chi è capace di essere così? Ma dato che le donne ci vorrebbero in questo modo noi sul palco le accontentiamo. L’ha inventata Elvis Presley questa cosa, lui era perfetto, era bello e le corde delle donne
vibravano quando cantava, le faceva emozionare ed eccitare. Poi sono arrivati i Beatles a fare quei coretti
tutti insieme che a me non piacevano molto e per fortuna poi ci sono stati i Roling Stones che hanno mantenuto quell’aspetto rock
dell’essere e vivere un po’ oltre».
L’AQUILONE
«È nata a Rimini prima di un concerto, mentre guardavo delle persone sulla spiaggia.“Non sono per le cose che finiscono”: qui c’è un concetto, “ci sono delle cose bellissime” («l’orgasmo», suggerisce per chi non ci avesse pensato, ndr.), “che durano lo spazio di un secondo, e poi tutta la vita dura un secolo se sei fortunato”. Poi ci ho messo la citazione di Vado al massimo, come quelle che fa Sting»
«È nata a Rimini prima di un concerto, mentre guardavo delle persone sulla spiaggia.“Non sono per le cose che finiscono”: qui c’è un concetto, “ci sono delle cose bellissime” («l’orgasmo», suggerisce per chi non ci avesse pensato, ndr.), “che durano lo spazio di un secondo, e poi tutta la vita dura un secolo se sei fortunato”. Poi ci ho messo la citazione di Vado al massimo, come quelle che fa Sting»
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VIVERE NON E’ FACILE
“Proprio non bastano le mie scuse ormai mi annoiano, io sono qui e vivo come pare a me“: «È notevole questo concetto, è una frase semplicissima, quasi scontata, ma qui è perfetta. Arriva subito la chitarra, perché è qui che deve arrivare». «Qui viene il brutto»: “non mi so difendere da me”. «Questo è il concetto fondamentale che cercavo da anni: io il nemico ce l’ho dentro. Diciamo che l’album parte con un pezzo che fa capire subito che non stiamo scherzando».
“Proprio non bastano le mie scuse ormai mi annoiano, io sono qui e vivo come pare a me“: «È notevole questo concetto, è una frase semplicissima, quasi scontata, ma qui è perfetta. Arriva subito la chitarra, perché è qui che deve arrivare». «Qui viene il brutto»: “non mi so difendere da me”. «Questo è il concetto fondamentale che cercavo da anni: io il nemico ce l’ho dentro. Diciamo che l’album parte con un pezzo che fa capire subito che non stiamo scherzando».
IL MANIFESTO FUTURISTA DELLA NUOVA UMANITA’
«Ora parte un prezzo straordinario, che è molto più rock. È nato per scherzo e poi è diventato Il manifesto futurista della nuova umanità, ho citato Marinetti ma non so neanche cosa ha fatto. È l’ironico manifesto dell’uomo nuovo che non ha più la fede in Dio, perché la scienza ha sostituito la religione. “Ti prego perdonami se non ho più la fede in te… ho quasi finito anche la pazienza che ho con me”, «questa è divertente: “ho fatto un patto con le mie emozioni, le lascio vivere e loro non mi fanno fuori”. Questo è il pezzo più ironico e più spericolato, ma ha un’ironia feroce perché io veramente penso che non si può più avere fede in un creatore e credo che ormai possiamo avere fede solo nell’uomo. Adesso siamo noi il miracolo della natura, siamo noi la cosa straordinaria da adorare. L’uomo è anche capace di creare perché sono le donne quelle che creano la vita sul serio, non Dio. Io credo solo alle leggi della natura e la sua forza più grande è l’amore, quello che fa fare delle cose senza volere niente in cambio. Non esiste più un creatore con delle idee o dei concetti fissi da seguire. Dobbiamo credere in noi stessi e cercare di migliorare noi il nostro mondo. Costruire il rispetto per se stessi è la cosa più importante, anche se io non ci sono mai riuscito».
«Ora parte un prezzo straordinario, che è molto più rock. È nato per scherzo e poi è diventato Il manifesto futurista della nuova umanità, ho citato Marinetti ma non so neanche cosa ha fatto. È l’ironico manifesto dell’uomo nuovo che non ha più la fede in Dio, perché la scienza ha sostituito la religione. “Ti prego perdonami se non ho più la fede in te… ho quasi finito anche la pazienza che ho con me”, «questa è divertente: “ho fatto un patto con le mie emozioni, le lascio vivere e loro non mi fanno fuori”. Questo è il pezzo più ironico e più spericolato, ma ha un’ironia feroce perché io veramente penso che non si può più avere fede in un creatore e credo che ormai possiamo avere fede solo nell’uomo. Adesso siamo noi il miracolo della natura, siamo noi la cosa straordinaria da adorare. L’uomo è anche capace di creare perché sono le donne quelle che creano la vita sul serio, non Dio. Io credo solo alle leggi della natura e la sua forza più grande è l’amore, quello che fa fare delle cose senza volere niente in cambio. Non esiste più un creatore con delle idee o dei concetti fissi da seguire. Dobbiamo credere in noi stessi e cercare di migliorare noi il nostro mondo. Costruire il rispetto per se stessi è la cosa più importante, anche se io non ci sono mai riuscito».
PRENDI LA STRADA
“Prendi la strada che porta fortuna scegli la via che va sulla luna e non arrenderti mai, la vita è dura!”. «Sono concettini semplici ma fondamentali: “Avrai sempre la soddisfazione di dire che sei stato il peggiore!”. «Sono il peggiore! La gente ha sempre bisogno di vedere qualcun altro peggio di sé: “Non aspettare Godot “. Qui ho messo questa piccola citazione intellettuale per quelli che dicono che sono ignorante».
“Prendi la strada che porta fortuna scegli la via che va sulla luna e non arrenderti mai, la vita è dura!”. «Sono concettini semplici ma fondamentali: “Avrai sempre la soddisfazione di dire che sei stato il peggiore!”. «Sono il peggiore! La gente ha sempre bisogno di vedere qualcun altro peggio di sé: “Non aspettare Godot “. Qui ho messo questa piccola citazione intellettuale per quelli che dicono che sono ignorante».
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