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venerdì 29 aprile 2011

29 aprile 1990: NAPOLI CAMPIONE D'ITALIA


Il racconto da Soccavo al San Paolo tra la gente e nel pullman. L’eroe Baroni: gol che consegnò il secondo titolo

Marco Baroni
Marco Baroni
NAPOLI - «Quel giorno», il 29 aprile del 1990, mi toccò di scortare i calciatori del Napoli dal ritiro di Soccavo - molto più scalcagnato rispetto a Castelvolturno, ma forse più in sintonia con il battito del cuore dei tifosi - al San Paolo. Fu una esperienza forte, fortissima, quasi simile a quella vissuta durante la notte eterna del primo scudetto. Mancò forse la battuta fulminante (lo striscione posto all’ingresso del cimitero di Poggioreale: che cosa vi siete perduti) ma la voglia di riscrivere la storia era la stessa. E anche il presidente era lo stesso: Corrado Ferlaino, importante come Maradona, ma forse anche di più perchè fu lui a spingerlo verso Napoli.
Vent’anni dopo proviamo a riavvolgere il film dello scudetto che Berlusconi, Galliani e Arrigo Sacchi si affannarono a far passare come «quello dello scandalo della monetina che colpì Alemao e della vittoria negata al Milan» ma che, invece, fu pienamente meritato. E la conferma viene da Salvatore Carmando, il massaggiatore di Diego Armando Maradona, l’uomo che conosce tutti i segreti dello spogliatoio azzurro e non ha alcuna voglia di aprire lo scrigno. «Hanno provato a sporcare la nostra vittoria, ma io rifarei tutto quello che feci quel pomeriggio a Bergamo». Non riusciamo a cavargli di più e, onestamente, neanche ci proviamo perchè la storia non si scrive con i se e con i ma. Ma con i fatti e con i successi ottenuti sul campo e qui i conti sono tutti per il Napoli che vinse con due punti di vantaggio: 51 contro i 49 del Milan.
Secondo scudetto: fotogallery

Ma non perdiamo il filo del discorso che avevamo inziato e rituffiamoci nella bolgiadei tifosi che accompagnano i giocatori allo stadio prima dell’inizio della partita decisiva. La matematica certezza dello scudetto sarebbe venuta solo battendo la Lazio ma i tifosi sapevano già come sarebbe finita. Due ali di folla osannanti, come scriveva il cronista che commentava i comizi del Duce, e migliaia di mortaretti che disegnavano in cielo presagi di azzurro. Sul pullman, manco a dirlo, l’atmosfera era ben diversa, gli scongiuri si sprecavano e Maradona, avendo come spalla Massimo Mauro, oggi commentatore di Sky, e Fernando De Napoli da Chiusano San Domenicop nel cuore dell’Irpinia più tagliata fuori dal mondo, si sforzava di tenere alto il morale della truppa. Albertino Bigon, l’allenatore che poi è il papà dell’attuale direttore sportivo del Napoli, Riccardo, era come impietrito. Da Soccavo al San Paolo non è che la distanza sia tanta, ma la motorcade durò oltre un’ora e per i calciatori l’arrivo nel buio del sottopassaggio dello stadio fu come una liberazione. In campo le cose, per fortuna andarono come «dovevano» andare, ma l’eroe della giornata non fu Diego, invocato come salvatore della patria calcistica, nè tantomeno Careca o Carnevale, i goleador abituali, ma un ragazzotto fiorentino, Marco Baroni, un onesto «operaio» del calcio, che realizzò il gol decisivo, l’unico della partita, ma bastò. «Con quel gol sono entrato nella storia del calcio, e quando ripenso a quel giorno ancora mi vengono i brividi. Grazie Napoli».

E perfino l’algido Albertino Bigon perde l’abituale self control e scioglie un inno ai tifosi azzurri. «E’ vero, io sono un tipo freddo, ma quella emozione mi accompagnerà finchè campo. Auguro a mio figlio Riccardo di vivere la stessa gioia e Napoli, ne sono sicuro, gliela darà». Glielo auguriamo anche noi, significherebbe che la società ha di nuovo scalato il tetto del mondo calcistico. Ha ragione Crippa, la società è sulla buona strada, ma c’è ancora tanta strada da fare. E Castelvolturno è molto più lontana di Soccavo dal San Paolo. Oltre la metafora abbiamo scelto di brindare ai venti anni del secondo scudetto dando il giusto risalto ai personaggi di seconda fila rispetto a Diego, a Careca, a Carnevale, a Ferrara abituati a rubare la scena. Ma un omaggio a Maradona con la firma del suo massaggiatore scioglie il sangue nelle vene: «Me stanno facenno ’na capa tanta con Messi, ma come si fa a paragonarlo al più grande di tutti tempi»? Siamo d’accordo con il popolare Salvatore, ma chiudiamo con un paragone tra i due scudetti. Il migliore sarà il terzo. Quello che verrà.
Carlo Franco CORRIEREDELMEZZOGIORNO.IT

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