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martedì 19 ottobre 2010

SORRENTO, IL BUSINESS DELLE SCOMMESSE DEL BOSS CAROLEI


Anche a Sorrento come a Castellammare era il boss Carolei a muovere i fili dell’organizzazione, ed era sempre lui, secondo la Dda, ad autorizzare le giocate più rischiose. Non a caso, sia Bonifacio e sia Scannapieco(titolare agenzia Viale Nizza), erano costretti a rapportargli qualsiasi movimento prima di darne il via libera. E nessuno dei gestori dei centri coinvolti era autorizzato a trasgredire gli ordini del capo. Soprattutto nei rapporti con gli scommettitori “registrati” sui conti correnti sommersi nei quali Carolei annotava i movimenti “dare-avere” in maniera meticolosa. Nel caso i “clienti” non riuscivano a saldare nei tempi previsti il debito, era il capo ad avviare la strategia del terrore in nome dell’organizzazione criminale. Insomma, secondo l’Antimafia, il reggente dei D’Alessandro era il collante di tutti i centri Intralot riconducibili all’organizzazione di Scanzano, “tutti inseriti in un unico contesto associativo ed accomunati dallo stesso programma criminoso”. Una rete di agenzie “legate da un rapporto di mutualità e comunione d’interessi”. In particolar modo Avallone e Scannapieco - scrivono i giudici - si occupavano come capi promotori direttamente dell'attività di raccolta delle scommesse clandestine sugli incontri sportivi e di tenere la relativa contabilità. Anche Antonio Pasqua, 36enne di Sorrento, aveva iniziato ad avere un ruolo apicale nel “bancare” le scommesse, decidendo secondo le direttive di Carolei quali giocarle tramite il sistema lecito (smistandole a Intralot) e quali giocare clandestinamente. Ma anche lui doveva dar conto all’unico, vero, organizzatore dell’affare scommesse.

IL METROPOLIS

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