">Ha dato dell’omosessuale a Pelè, ha accusato i dirigenti di Italia ‘90 e chi lo aveva scelto come esempio, ha minacciato Ferlaino e i giornalisti. Ma è stato duro anche con se stesso: «Io sono sporco, il calcio è pulito»
ROMA, 29 ottobre - Ha dato dell’omosessuale a Pelè, ha accusato i dirigenti di Italia ‘90 e chi lo aveva scelto come esempio, ha minac ciato Ferlaino e i giornalisti. Ma è stato duro anche con se stesso: «Io sono sporco, il calcio è pulito». Parole usate come armi. Diego Armando Maradona non si è mai nascosto dietro le parole, non ha mai avuto paura di dire quella che era la sua verità. Ha attaccato capi di stato, allenatori, presidenti di società giocatori di fama mondiale. Ma è stato duro anche con se stesso. Ha confessato pubblicamente le sue colpe, ha rivendicato il diritto di sbagliare, si è riconosciuto nel ruolo di vittima e di carnefice, in quello che è stato per lunghi anni il suo unico modo di vivere. Abbiamo messo assieme le sue frasi, una raccolta tra le mille e mille che avrebbero meritato posto in questa galleria che vuole solo fissare con le parole i momenti importanti del più importante calciatore di sempre. Nella lista degli insultati c'è Edson Arantes do Nascimento, detto da sempre Pelé, l'unico che gli ha conteso il titolo di 'migliore di sempre'. Lo ha offeso in quello che per Diego sembra essere un valore sacro, la sua essenza di uomo a tutto tondo. Ma è andato giù duro anche con chi aveva organizzato il Mondiale di Italia '90. Non ha risparmiato neppure quelli che lo avevano eletto come proprio idolo. L'esempio, ha detto, deve darlo un padre ai propri figli. Non un giocatore di pallone. Ha messo in piazza i suoi vizi, la sua dipendenza dalla droga, i suoi peccati. Poi, ha messo sotto tiro i giornalisti. Non in senso metaforico, ma sparandogli proprio addosso e, non poteva privarsi proprio di questa gioia, li ha insultati. Noi in questa puntata vi raccontiamo Diego Armando Maradona servendoci delle sue frasi. Concetti sparati co me sberleffi. Non ha usato la magia del suo sinistro sta volta Maradona. Gli sono bastate le parole.
1975 Intervista a Canale 9 in Argentina
«Ho due sogni: il primo è giocare la Coppa del Mondo, il secondo è vincerla»
1984 Dopo la presentazione a Napoli
«Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono com’ero io quando vivevo a Buenos Aires»
1986 Dopo il gol di mano all’Inghilterra
«Chi ruba a un ladro ha cento anni di perdono»
1986 Dopo il rigore sbagliato in Tolosa-Napoli
«I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli»
1990 Dopo la finale Uefa vinta dal Napoli
«Mentre mi avviavo verso il podio per innalzare la coppa, Ferlaino si avvicinò e mi disse: “Non ho mai voluto venderti, l’ho detto solo per motivarti”... In quel momento avrei voluto spaccargli la Coppa Uefa in testa»
1994 Ai giornalisti a cui ha appena sparato
«Finora era un fucile ad aria compressa, se non ve ne andate cominceremo a sparare proiettili veri»
1990 Dopo la finale (persa) del Mondiale
«Ha vinto la mafia»
1995 Alla consegna del Pallone d'oro alla carriera
«Tutti dicono: questo è stato il migliore del Barcellona, questo è stato il migliore del Real Madrid, questo è stato il migliore del Chelsea, questo è stato il migliore. Io sono orgoglioso di essere stato il migliore a Napoli»
1995 In un’intervista a un quotidiano
«Il più bello dei miei trofei? L’ultimo perché è il più recente»
1996 Al settimanale argentino Gente
«Sono stato, sono e sarò un tossicodipendente»
2000 Dopo il premio come “giocatore del secolo”
«Per me hanno votato i bambini ai quali i padri hanno regalato un computer. Merito questo premio perché ho sempre rispettato il calcio, non ho mai voltato le spalle al campo da gioco. Casomai non ho rispettato me stesso, il mio corpo. Ma io non voglio essere un esempio per nessuno»
2000 Intervista rilasciata a Gianni Minà
«Yo fue siempre ganador» (Io ho sempre vinto)
2001 Doo la partita d’addio a Buenos Aires
«Io sono sporco, ma il calcio è pulito»
2004 Intervista alla televisione argentina
«Ho visto la morte, ho visto El Barba»
2004 A Canale 39, televisione napoletana
«Ero paralizzato, non riuscivo neanche a prendere l’acqua per mia figlia che piangeva. 2005 Devo tutto a Claudia, mi chiudeva in una stanza, io urlavo, urlavo, prendevo un sonnifero e un altro giorno era finalmente passato»
2005 In uno dei libri sulla sua vita
«Negli ultimi tempi in Italia ero come un bolide di Formula Uno che andava a trecento all'ora e non si fermava mai. Ma questo non importava a nessuno. Quando sono stato arrestato a Buenos Aires qualcuno che conta mi ha detto “E adesso, che dirà mio figlio?”. Non gli fregava niente del Maradona in crisi, dell’uomo prostrato, in difficoltà, distrutto, bisognoso di aiuto, era solo preoccupato dell’idolo infranto, del giocattolo che s'era rotto. E non gli passava nemmeno per la testa che l’esempio per suo figlio dovesse essere lui, non un giocatore di pallone»
2005 Mentre si riprendeva dall’ennesima crisi
«So di aver fatto del male prima di tutto a me stesso e quindi alla mia famiglia, alle mie figlie. Credo che in futuro imparerò a volermi più bene, a pensare di più alla mia persona»
2005 Confidenza ad un amico
«Non sei tu che cerchi la droga, è lei che cerca te»
2006 Intervista televisiva in Argentina
«Non me la sentivo più di essere un simbolo, di rappresentare qualcosa, di reggere tutto lo stress che procura questa macchina, questo calcio. Confesso la mia incapacità, la mia fragilità, anche se la mia presunzione, il mio orgoglio mi facevano apparire diverso»
2006 A un giornalista argentino
«Una volta lo sport era diverso e noi non eravamo solo gli ingranaggi di una macchina di immensi interessi economici, politici, industriali, di immagini»
2006 Intervista a un mensile argentino
«Io sono favorevole agli omosessuali perché, grazie a loro, aumenta la richiesta di veri maschi»
2007 Nell’autobiografia “Io sono El Diego”
«Nessuno riuscirà a farmi credere che gli errori con la droga o con gli affari abbiano cambiato i miei sentimenti. Nessuno. Sono lo stesso, quello di sempre. Sono io. Io sono El Diego»
2007 Nell’autobiografia “Io sono El Diego”
«Salvatore Carmando è massaggiatore, kinesiologo e tutto il resto. A lui spetta il 50% del merito per ogni trofeo che abbiamo conquistato»
2007 Nell’autobiografia “Io sono El Diego”
«Oggi capisco come il mio vecchio, don Diego, sia la persona più buona che abbia mai conosciuto, e ripeto ancora una volta per lui e per la Tota: se mi chiedono il cielo, glielo do»
2008 Dopo la doppietta in Real Madrid-Juventus
«Certo che Del Piero non invecchia veramente mai!»
2009 In un’intervista a una rivista
«Pelè ha perso la verginità con un uomo»
2009 Dopo una partita dell’Argentina
«Pensate che trio: Messi, me e Che Guevara»
2009 Ai giornalisti dopo la qualificazione Mondiale
«Adesso, e chiedo scusa alle signore, me lo potete succhiare, e continuare a succhiarmelo»
2009 Confidenza a Giampiero Boniperti
«Forse, se fossi finito alla Juventus avrei avuto una carriera più lunga, tranquilla e vincente. Non rimpiango nulla, ma per quel club ho sempre avuto ammirazione e rispetto»
2009 Dopo aver visto Messi in azione
«Gioca a calcio come un dio. La cosa migliore è che Leo sia argentino, non brasiliano, spagnolo, tedesco, francese o italiano. Tutti dovranno riconoscere che il migliore del mondo è nato in questo Paese»
2010 Dopo la sconfitta con la Germania
«Quattro gol duri come quattro pugni di Ali»
2010 Intervista a un quotidiano spagnolo
«Vedere giocare Messi è meglio che fare sesso»
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