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mercoledì 18 agosto 2010

LA RUBRICA DEL TALENTO: LA STORIA DI JOAO SALDANHA IL CT DEL BRASILE CHE VENNE CACCIATO PER LE SUE IDEE COMUNISTE


Il suo Brasile giocava con 5 numeri 10 in attacco, fu esonerato alla viglia del Mondiale 1970 perché era comunista. Sulla panchina del Brasile tri-campione in Messico c'è Mario Zagalo perchè a pochi mesi dal Mondiale il presidente Medici e la sua giunta militare fascista hanno esonerato Joao Saldanha, reo di non essersi allineato e, sopratutto di esser comunista. Questa è la storia dell'uomo che ha ideato, selezionato, allenato e ispirato il Brasile '70, la più forte squadra di ogni tempo.
nEL 1968 in Brasile c'è la dittatura militare e i militari, si sa, amano le sigle. Joao Havelange allora presidente della federcalcio brasiliana ha in mente di dare una struttura militare alla federazione perchè pensa che anche il calcio deve adeguarsi al momento socio-politico. Pensa a Joao Saldanha, che in passato ha fatto mille mestieri, tra i quali l'allenatore e che al momento fa il giornalista. Critica, ricorderà poi lo stesso Havelange, ma in modo costruttivo, ponderato e obiettivo. Quando ne accenna a Saldanha, questi risponde: è un invito o un sondaggio? Il giorno dopo Saldanha, che aveva accettato, ma non aveva detto nulla ai suoi colleghi de "Ultima Hora", esce dalla redazione assieme a un fotografo al qualche chiede:
"Dove vai?" - "Alla federazione, presentano il nuovo selezionatore" - "Sai chi è?" - "No" è la risposta del fotografo.
"Questi gli undici titolari e queste le undici riserve tra due anni in Messico.."
I giornalisti presenti sono sbalorditi e increduli. Prima d'ora una cosa del genere non s'era mai vista. Saldanha mette una mano in tasca, tira fuori un foglietto di carta e comincia a parlare: "Cari colleghi, so che in passato gli altri selezionatori hanno prima fatto una lista di quaranta o cinquanta nomi di convocati e soltanto a due mesi dai Mondiali hanno reso noto i ventidue da comunicare alla Fifa. Adesso mancano quasi due anni ai Mondiali e io vi comunico ufficialmente gli undici titolari e le loro rispettive riserve". Un'autentica bomba, i giornali, le radio e le televisioni hanno da sbizzarrirsi all'infinito. Nel 1969 il Brasile di Saldanha gioca le sei gare di qualificazione e le vince tutte. Centocinquantamila torceadores al Maracanà cantano l'inno nazionale tutti assieme, in un momento in cui molta gente pensa che cantarlo significhi in qualche maniera appoggiare la dittatura. Saldanha sceglie i migliori e dà a tutti una ricetta fatta di buon senso e semplicità: "Quattro uomini sulla stessa linea vanno bene solo per le parate militari. Nessuno è proprietario di una zona del campo, non esistono posizioni fisse".
Tutte affermazioni che anche oggi appaiono moderne, talmente moderne che i cosidetti inventori del Calcio del 2000, le combattono ancora. Saldanha.. un allenatore troppo moderno per essere amato: per lui contavano solo i campioni. Il Brasile oltre alle partite di qualificazione vince anche grandi amichevoli, ad esempio c'è un 2-1 contro i campioni del mondo inglesi al Maracanà con 160.000 spettatori. Al termine dell'incontro Ramsey invita Saldanha in Inghilterra. Joao accetta e prima di andare a Londra passa per la Germania. Ad Amburgo è ospite di un popolarissimo programma televisivo e alla domanda: "Che cosa ne pensa del genocidio degli indios in Amazzonia?". Dà una risposta che per poco non trasforma lo studio televisivo in un ring di pugilato: "In 469 anni, della storia brasiliana, abbiamo ammazzato meno persone di voi tedeschi in dieci minuti.. di una delle troppe guerre che avete fatto".
A Londra è ospite della Bbc assieme a Ramsey che svolge il ruolo di intervistatore. I problemi che noi europei troveremo in Messico non deriveranno soltanto dall'altura, ma anche dagli arbitri e dai guardialinee sudamericani... "E perchè?" la replica di Saldanha. Perchè i sudamericani in genere non sono onesti... "E gli inglesi lo sono?" Certamente... "E allora se gli inglesi sono così onesti, a cosa si deve la fama di Scotland Yard?"
Ma all'inizio del 1970 cominciano i primi problemi per Saldanha. In quella squadra c'erano tre coppie gay e circolava droga. Il generale Emilio Garrastazu Medici, presidente del Brasile lancia una campagna contro i giovani universitari che vogliono maggior libertà, perseguita i comunisti e quando il ministro dell'Educazione, Jarbas Passarinho viene a sapere che Saldanha è un seguace di Stalin e di Mao, dà ordine al capitano dell'esercito Claudio Coutinho (che sarà selezionatore del Brasile ai Mondiali del 1978 in Argentina) di riferire al presidente Medici che la nazionale brasiliana è nelle mani di un uomo che è in totale disaccordo con le idee della rivoluzione militare, nelle mani di un sovversivo bolscevico.
Saldanha durante le partite di qualificazione aveva rilasciato interviste che non erano piaciute certamente alla giunta militare fascista e razzista. Ad esempio aveva detto: "Nel calcio i migliori hanno la pelle colorata. Sono veloci, leggeri, abili e hanno inventiva. Di Stefano e Puskas sono stati calciatori favolosi, ma nessuno di loro sarebbe capace di realizzare un dribbling senza palla come Pelè o una prevedibile e imprevedibile al tempo stesso discesa sulla linea destra come Garrincha. Sono più veloci dei bianchi perchè i loro trisavoli africani sono rimasti vivi sfuggendo ai leoni affamati. I neri non emergono nel nuoto perchè per loro le piscine sono sempre chiuse". Saldanha difende anche le sue teorie sopra l'omosessualità e la droga. Qualche anno più tardi avrebbe dichiarato (e scritto) che metà della squadra che vinse i Mondiali del 1970 aveva provato, almeno una volta, marijuana, cocaina o altre droghe. Aggiunse inoltre che in quella squadra c'erano almeno tre coppie gay. É chiaro che a mano a mano che si avvicinavano i Mondiali qualcuno doveva sollevare Saldanha dall'incarico. É Joao Havelange che lo ha chiamato, è lo stesso Havelange che lo deve cacciare. Il fatto avviene il 17 marzo 1970, un martedì. Il giorno successivo al suo posto è chiamato Zagalo. Ma la squadra che vince il Mondiale è la stessa indicata da Saldanha nella sua prima conferenza stampa da cittì, due anni prima, nel 1968.

EDWIN OSP. MURIEL (FONTE GAZZETTA)

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