una storia, una notizia, o qualunque cosa valga la pena di essere raccontata



sabato 31 luglio 2010

LA RUBRICA DEL TALENTO: Fratelli contro, ecco la storia di Adidas e Puma.


Adidas e Puma sono forse i marchi più conosciuti al mondo, ma nessuno dei due esisterebbe se non ci fosse stata una accesa rivalità fra due fratelli in un semi-sconosciuto paesino della Germania.
Nel 1920 Adolf (Adi) Dassler, appassionato di sport che passava ore a disegnare scarpe nel suo laboratorio, e Rudolf Dassler, esperto venditore, aprirono un piccolo laboratorio artigianale di scarpe nella città di Herzogenaurach, in Baviera: il laboratorio aveva anche un negozio per la vendita di scarpe sportive manufatte.
Quando però l’attività si stabilizzò, i due fratelli iniziarono a maturare una frustrazione reciproca: erano in disaccordo su tutto, dalla politica al futuro dell’azienda, addirittura alla scelta delle rispettive mogli.

Dopo anni di litigi finalmente, alla metà degli anni ‘40, Rudolf abbandonò l’azienda e ne aprì un’altra dall’altro lato del fiume. Il laboratorio rimasto al fratello prese nome di Adidas (fusione fra Adi e Dassler) e nel ‘48 nacque la Puma.

Vi riporto l’interessante intervista che Newsweek ha pubblicato, nella quale parla Barbara Smit, autrice del libro “Sneaker Wars”, che descrive le avventure di una famiglia disgregata che ha dato origine a due dei maggiori brand dell’industria globale sportiva.


Al giorno d’oggi molte delle persone che indossano capi Puma o Adidas non hanno idea delle vicende dei due fratelli tedeschi che fondarono le aziende. Come mai lei ha riposto tanto interesse in questa storia?
- Sinceramente non lo so. Ho indossato capi Adidas da quando ero piccola e non ne avevo idea. Per lavoro, però, fui inviata a Herzogenaurach, dove hanno sede entrambe le aziende, da un giornale francese che mi aveva commissionato un servizio sulla preparazione alle olimpiadi del 2000 di Sidney. Ho così iniziato a conoscere la storia dei due fratelli e ho capito che aveva tutti gli elementi per essere un racconto vincente: litigi familiari, rivalità fra fratelli nello stesso settore, due marchi internazionali; il tutto sullo sfondo dello sport.
Quale fu l’ampiezza del coinvolgimento dei fratelli nel partito Nazista e quanto pensa che ciò abbia avuto a che fare con la rottura della loro collaborazione?
- In quel periodo era molto difficile, per qualsiasi impresa tedesca, continuare a lavorare senza avere qualche tipo di legame con il partito, specialmente se questa agiva nel campo dello sport, dove si riversava gran parte della propaganda nazista. I Dassler avevano stretti legami con alcune gerarchie dello sport e ciò li ha sicuramente aiutati ad entrare nel giro delle Olimpiadi, nel 1936, quando collaborarono con Jesse Owens.
Ciò fu certamente un gran colpo di fortuna per la loro impresa di manifattura, ma sicuramente deve essere stata una decisione difficile il supportare un atleta afroamericano che gareggiava per l’oro contro la Germania.
Adi era ossessionato dallo sport e totalmente disinteressato a tutto il resto. Scelse Jesse Owens solo perchè era un atleta favoloso. Credo comunque che l’intero sistema della guerra e della politica portò al logoramento del legame fra i fratelli e il coinvolgimento delle mogli portò la corda a spezzarsi del tutto.
Quando formarono le due compagnie distinte, i marchi originali vennero creati dall’utilizzo delle prime due lettere dei nomi AD(olf)DAS(sler) e RU(dolf)DA(ssler): Addas e Ruda. Come si è giunti poi ad avere Adidas e Puma?
Esisteva già un produttore di calzature per bambini di nome Addas, così Adi aggiunse una i. Nel caso di Rudolf, il suo consulente probabilmente gli suggerì che Ruda non era un nome così accattivante, quindi decise di cambiarlo.
Adidas divenne subito più forte rispetto alla rivale Puma. Dove sbagliò Rudolf?
Uno degli sbagli cruciali di Puma fu un litigio che Rudolf ebbe con l’allenatore della nazionale tedesca e ciò permise alla Adidas di fornire i suoi prodotti alla nazionale della Germania Ovest che, contro tutti i pronostici, vinse il Mondiale nel 1954. Adi Dassler era su tutti i giornali, ovunque. E, soprattutto, le scarpe nere con le strisce erano ai piedi di tutti i giocatori campioni del mondo. Da quel momento Adi ricevette lettere da tutto il globo da parte di venditori che volevano immettere le Adidas anche su altri mercati nazionali. Puma invece ebbe bisogno di molti altri anni per costruire il suo business a livello internazionale.
Horst morì prematuramente. Oggi resta solo un membro della famiglia all’interno della compagnia, giusto?- Frank Dassler, nipote di Rudolf, è l’unico. Ad un certo punto della sua carriera era al vertice della Puma USA, poi è divenuto capo degli affari legali per Adidas.
- Ha attraversato il fiume!
- Si, e ciò non mancò di generare polemiche.
- Gli altri parenti non rimpiangono di non essere coinvolti nella direzione?
- Mi hanno detto che ciò che vogliono è lasciarsi tutta questa storia alle spalle. Loro sono stati coinvolti in tutte le battaglie fra i fratelli, ma anche fra Horst e le sorelle, per non parlare poi degli scontri al tempo del cambio di società da parte di Frank. E’ una famiglia attraversata da tensioni decennali.

Nessun commento: