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domenica 27 giugno 2010

curiosita' mondiali: JAVIER AGUIRRE UNO "ZAPATISTA" IN PANCHINA


Il subcomandante Javier Aguirre non fuma la pipa e, in panchina, non indossa il
passamontagna. Ha 47 anni, è messicano, tutto il mondo lo conosce per essere stato
allenatore della sua nazionale ai Mondiali . Ma la leggenda di
questo allenatore ricco di ingegno e carisma è un'altra. «El vasco Aguirre», come lo
chiamano per la provenienza euskera dei suoi antenati, non ha bisogno di procuratori e
mediatori per far arrivare il suo nome sulle scrivanie importanti. Per lui parlano i
risultati, ma, prima di lui ha parlato una persona che il portavoce lo fa di mestiere, si tratta del subcomandante Marcos, «vocero» dell'Ezln, leader degli indigeni zapatisti del sud-est messicano. Nella scorsa primavera Marcos scrisse a Massimo Moratti, leader a sua volta del popolo
interista nostrano. Con la lettera l'invito a giocare una partita di calcio a Città del
Messico, la gara della dignità fra Inter e nazionale zapatista. Ne parlò tutto il mondo, l'Inter visitò il Chiapas e Marcos incalzò. In una seconda lettera di tre pagine sognò la sua partita, anzi le sue partite, una specie di manifestazione itinerante calcistica dove Inter e zapatisti avrebbero testimoniato la loro vocazione alteromundista negli angoli della terra più sofferenti. In questa seconda lettera arrivò la «raccomandazione»: Marcos fece sapere di gradire che in quella sfida, in quelle sfide ci fosse la presenza di Javier Aguirre, allora sconosciuto allenatore in Italia, al terzo anno consecutivo all'Osasuna. Sconosciuto in Italia, non in Messico. Oltre ad essere ct della nazionale messicana, Aguirre fu protagonista di un'altra grande manifestazione ne
politico-calcistica, la sfida, l'unica giocata finora tra una squadra di calcio e la
selezione zapatista. Accadde in Messico nel 1999, dopo la consulta nazionale indigena
promossa proprio dal movimento zapatista.

Aguirre, giocatore e allenatore amico degli indigeni, a sorpresa, la scorsa primavera,
dopo l'intenso scambio fra Inter e zapatisti fu ospite telefonico a InterChannel, il
canale televisivo degli interisti, una trassmissione di mezz'ora tutta imperniata su
questo grande avvenimento, la sfida fra i due mondi, quello del calcio professionistico e
quello della resistenza campesina. Aguirre testimoniò con decisione questa sua vocazione
e si spese in elogi affettuosi verso Moratti e la dirigenza interista: «Il vostro è un
grande esempio, siete una squadra con dei valori e siete davvero sorprendenti perchè
utilizzate il calcio nel modo giusto, aiutando con la forza della vostra immagine le
battaglie dei dimenticati della terra. Gli zapatisti e gli indigeni del centro e del sud America vivono la loro quotidiana battaglia contro l'oblio e per la sopravvivenza, unalotta degna che rende degno chi li aiuta, come l'Inter, come Moratti». Il tema venne
ripreso anche in Messico e sul quotidiano la Jornada Aguirre proseguì la sua vecchia
battaglia, forte dell'alleato italiano. Insomma nacque una vera e propria internazionale,una rete calcistica pro-zapatista che, adesso, trova conforto anche nei risultati.Sembra strano, ma è così. Anche nei risultati. La squadra di Aguirre può scoppiare, può
dissolversi, può finire dignitosamente il campionato o arrivare in uefa. Ma adesso sta
vincendo applicando una filosofia calcistica mutuata dalle scelte zapatiste. Come nelle
giunte del buon governo, organo di potere-non-potere degli zapatisti, tutti si alternano alla guida della squadra, così all'Osasuna tutti i gicoatori, un'intera rosa, si alternano tra loro. Tutti giocano, nessuno è indispensabile. Aguirre, a volte, di partita in partita cambia anche sette o otto titolari. Dall'inizio del campionato l'Osasuna non
ha mai schierato la stessa formazione: solo in due hanno giocato più di 700 minuti. Non è turn over. E' una cosa diversa, è la forza di questa squadra democratica, è la surrealedemocrazia calcistica dello zapatista Aguirre, una squadra dove «el equipo manda y el jugador obedesce», per fare l'eco al famoso slogan dell'Ezln.
Cosa succederà fra Inter, Moratti e Aguirre, cosa accadrà al futuro dell'Osasuna? Chi lo sa. Per ora Aguirre lancia la sua campagna di gennaio: vuole rinforzarsi con quattro
giocatori messicani, della squadra recentemente campione del mondo undder 17. Ce la farà? Il calcio è fatto di risultati e questo, purtroppo, l'Inter lo sa bene. Ma è fatto anche di sogni. E questo gli interisti lo sanno altrettanto bene. Un sogno che, adesso, è bello vivere. Alla giornata. Come dicono quelli abituati alla routine del pallone, ma in questo caso poco abituati ai sogni. L'Osasuna di Aguirre ci permette di sognare che un altro
calcio è possibile.


Il Manifesto 2005

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