una storia, una notizia, o qualunque cosa valga la pena di essere raccontata
mercoledì 29 gennaio 2014
OTTAVIANO AUGUSTO: "QUANDO VENGO A CESARANO, MI RILASSO."
Ottaviano Augusto che era un imperatore che sapeva "campare", quando tornava dalle battaglie e per riposarsi dai casini romani, si rifugiava nella villa di Cesarano o villa di Cesare Augusto. Quando stava Lì non voleva assolutamente esseredisturbato. Specialmente nella controra. E nessuno lo disturbava. Anzi, fuori alla villa pure e criature non giocavano con il Super Santos. Ecco perchè l' imperatore diceva sempre: "QUANDO VENGO A CESARANO MI RILASSO."
C.S.J.
lunedì 27 gennaio 2014
ZANZASTATE

...Di ritorno da Napoli con la CircumVesuviana. Beh,tutto sommato non ho fatto tardissimo. Sono passati solo 58 anni. (ZZz)
giovedì 23 gennaio 2014
Duclère: "A Casarlano ho trovato l' ispirazione" -CESARANO STREET JOURNAL -
| Teodoro Duclère: "A Casarlano ho trovato l' ispirazione"
Teodoro Duclère è stato uno dei più grandi pittori italiani. Ma non uno così, tanto per dire, era proprio bravo. Figuratevi che anche lo Zar di Russia lo mandò a chiamare: "Teodorosky, tu mi devi fare un quadro così bello, che quando lo guardo, devo respirare l'aria di Napoli."
E Teodoro allo Zar gli fece un quadro che era un capolavoro, tanto che anche la Zarina che era una tipa assai difficile e di gusti complicati vedendolo esclamò: "Ah però!!". Duclère da ragazzo aveva studiato alla Scuola di Paesaggio presso il Real Istituto di Belle Arti di Napoli, dove insegnava Antonio Pitloo, un pittore olandese considerato tra i padri della Pittura "en plein air". E conquistato dagli insegnamenti del prof. olandese, Duclère decise di adottare anche lui la tecnica "en plein air", e cioè All'aria APERTA. E così inizio a girovagare per tutto il Regno di Napoli alla ricerca di paesaggi mozzafiato da dipingere. E gira di qua, e dipingi di là Duclerè una mattina di primavera del 1861 si ritrovò sulla collina di CASARLANO.
Davanti a lui vide una bella contadina, dei maestosi alberi d'ulivo e sullo sfondo il mare di Sorrento. Un paesaggio così bello, come non aveva mai visto in tutto il Regno. Allora posò il suo cavalletto, prese i pennelli e iniziò a dipingere questo capolavoro: Sorrento da Casarlano | 1861.
Teodoro Duclère è stato uno dei più grandi pittori italiani. Ma non uno così, tanto per dire, era proprio bravo. Figuratevi che anche lo Zar di Russia lo mandò a chiamare: "Teodorosky, tu mi devi fare un quadro così bello, che quando lo guardo, devo respirare l'aria di Napoli."
E Teodoro allo Zar gli fece un quadro che era un capolavoro, tanto che anche la Zarina che era una tipa assai difficile e di gusti complicati vedendolo esclamò: "Ah però!!". Duclère da ragazzo aveva studiato alla Scuola di Paesaggio presso il Real Istituto di Belle Arti di Napoli, dove insegnava Antonio Pitloo, un pittore olandese considerato tra i padri della Pittura "en plein air". E conquistato dagli insegnamenti del prof. olandese, Duclère decise di adottare anche lui la tecnica "en plein air", e cioè All'aria APERTA. E così inizio a girovagare per tutto il Regno di Napoli alla ricerca di paesaggi mozzafiato da dipingere. E gira di qua, e dipingi di là Duclerè una mattina di primavera del 1861 si ritrovò sulla collina di CASARLANO.
Davanti a lui vide una bella contadina, dei maestosi alberi d'ulivo e sullo sfondo il mare di Sorrento. Un paesaggio così bello, come non aveva mai visto in tutto il Regno. Allora posò il suo cavalletto, prese i pennelli e iniziò a dipingere questo capolavoro: Sorrento da Casarlano | 1861.

(RED C.S.J.)
venerdì 17 gennaio 2014
ZANZAPENSIERI
C' era una volta un ragazzo di Toronto, che amava accartocciare i fogli di carta, gettarli in ordine sparso sul tappeto del salone per poi soffermarsi ad osservarli. La madre ogni volta lo rimproverava : "Frank,Raccogli subito quella carta straccia, altrimenti stasera tuo padre ti darà un sacco di botte."
C' era una volta un ragazzo di Nine Mile, che rientrando in casa prendeva la chitarra e il suo quaderno gonfio di note e suonava fino a notte fonda. La madre ogni volta lo rimproverava : " Bob, smettila, posa quello stupido strumento e vai a dormire, tu non sei un cantante tu sei un saldatore, e domani devi lavorare." "Madre - rispondeva il ragazzo - quella chitarra non è uno stupido strumento. Quella chitarra è la Spada che userò per gridare One Love, è la mia donna, è l' inno di Libertà dei popoli. Quella chitarra è la mia visione..."
C'erano una volta due ragazzi, Frank O. Gehry e Bob Marley, che seguendo le loro Visioni ,si accorsero, che le Visioni, quelle che ti cambiano la vita, sono come le stelle cadenti che cerchi nel cielo per realizzare i tuoi desideri. Ma le Visioni come le stelle cadenti, quando ti passano vicino devi essere bravo e veloce ad afferrarle . Altrimenti, restano chiuse nei cassetti, e non volano. Come i sogni di chi, al primo rimprovero, si è arreso.... (Zzz)
"Madre - rispondeva il ragazzo - quei fogli non sono carta straccia, quei fogli sono un Palazzo, un Ponte, una Chiesa, un Museo. Quei fogli sono la mia visione."___
C' era una volta un ragazzo di Nine Mile, che rientrando in casa prendeva la chitarra e il suo quaderno gonfio di note e suonava fino a notte fonda. La madre ogni volta lo rimproverava : " Bob, smettila, posa quello stupido strumento e vai a dormire, tu non sei un cantante tu sei un saldatore, e domani devi lavorare." "Madre - rispondeva il ragazzo - quella chitarra non è uno stupido strumento. Quella chitarra è la Spada che userò per gridare One Love, è la mia donna, è l' inno di Libertà dei popoli. Quella chitarra è la mia visione..."
C'erano una volta due ragazzi, Frank O. Gehry e Bob Marley, che seguendo le loro Visioni ,si accorsero, che le Visioni, quelle che ti cambiano la vita, sono come le stelle cadenti che cerchi nel cielo per realizzare i tuoi desideri. Ma le Visioni come le stelle cadenti, quando ti passano vicino devi essere bravo e veloce ad afferrarle . Altrimenti, restano chiuse nei cassetti, e non volano. Come i sogni di chi, al primo rimprovero, si è arreso.... (Zzz)
giovedì 16 gennaio 2014
Newell’s Old Boys o R.Central A Rosario o sei canaglia, o lebbroso____
La leggenda parla di un’idea nobile: quella, da parte del Patronato dei Lebbrosi, d’organizzare, agli albori del secolo scorso, un’amichevole benefica per raccogliere fondi a favore dall’Ospedale Carrasco. E d’una risposta inattesa: il rifiuto, da parte del Central, di scendere in campo.
"Che canaglie, l’invettiva del Newells. -Se ci tenete così tanto, sarà mica perché pure voi siete lebbrosi?- la risposta dei sostenitori del Central. "Canaglie. Lebbrosi. Canaglie. Lebbrosi."
E così a seguire, da cent’anni prima d’oggi e sicuramente oltre. Il fatto è che non si può essere, a Rosario, soltanto rosarini. Come non si può scegliere d’essere, al contempo, indiani e cowboy. A Rosario o sei canaglia, o lebbroso.
(rivistadistampa.it)
"Che canaglie, l’invettiva del Newells. -Se ci tenete così tanto, sarà mica perché pure voi siete lebbrosi?- la risposta dei sostenitori del Central. "Canaglie. Lebbrosi. Canaglie. Lebbrosi."
E così a seguire, da cent’anni prima d’oggi e sicuramente oltre. Il fatto è che non si può essere, a Rosario, soltanto rosarini. Come non si può scegliere d’essere, al contempo, indiani e cowboy. A Rosario o sei canaglia, o lebbroso.
(rivistadistampa.it)
Nonna Papera juventina, CHE DELUSIONE!
mercoledì 1 gennaio 2014
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