una storia, una notizia, o qualunque cosa valga la pena di essere raccontata



martedì 25 settembre 2012

GIANCARLO SIANI, CRONISTA LIBERO....

Fortapàsc esiste ancora, La Camorra esiste ancora, il Supermarket dello spaccio esiste ancora, i guappi di cartone girano ancora impuniti e indisturbati......Ma esiste e resite ancora come tatuaggio indelebile l' insegnamento di Giancarlo :...
" Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi”.
 
(Zzz)
 


Giancarlo Siani, ricordo di un eroe
http://www.caffenews.it/legalita-antimafie/11295/giancarlo-siani-ricordo-di-un-eroe/

Era il 23 settembre 1985, quando venne ucciso poco distante casa sua, nel quartiere napoletano del Vomero. I suoi ventisei anni compiuti da quattro giorni li regalò alla sua terra, alla voglia di non stare zitto a guardarla agonizzante, al tentativo di cambiare, di non arrendersi allo strapotere della camorra. Cronista “abusivo”, come lui si definiva per il fatto di non essere ancora entrato nella fase di praticantato, fu prima corrispondente da Torre Annunziata per la redazione del Mattino di Castellammare di Stabia e successivamente trasferito a Napoli. Scrisse della camorra in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi piani e aspetti, a cominciare dai “moschilli”, ragazzini usati come corrieri della droga, per finire all’impiego dei fondi per la ricostruzione post terremoto, ovunque la piovra puntava i suoi tentacoli lui c’era e scavava dentro la crosta di apparenza che lo circondava e di cui molti si accontentavano, perché lui voleva essere un “giornalista giornalista”.
Ma forse questo non è un paese per “giornalisti giornalisti”, o forse lo è a tal punto da consacrarli con la morte. Siani la sua condanna a morte la firmò con un articolo pubblicato il 10 agosto 1985, relativo alle modalità con le quali i carabinieri erano riusciti ad arrestare Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata. Siani spiegò che Gionta era diventato alleato del potente boss Lorenzo Nuvoletta, amico e referente in Campania della mafia vincente di Totò Riina. Nuvoletta aveva un problema con un altro potente boss camorristico con il quale era giunto sul punto di far scoppiare una guerra senza quartiere. L’unico modo di uscirne era soddisfare la richiesta di costui e cioè eliminare Gionta. Nuvoletta che non voleva tradire l’onore di mafioso, facendo uccidere un alleato, lo fece arrestare, facendo arrivare da un suo affiliato una soffiata ai carabinieri. L’accusa di tradimento rivolta ai Nuvoletta fu per loro insostenibile e accrebbe la posizione scomoda del giovane giornalista, tanto da deciderne l’uccisione.
E quel sangue che macchiò il cemento in una calda sera di settembre era uguale a quello davanti al quale Giancarlo tante volte non era riuscito a star zitto, non era riuscito a non scrivere cosa c’era dietro quei lenzuoli bianchi che venivano stesi a terra per coprire i cadaveri.
Quel sangue, dopo venticinque anni, brucia ancora, perché se è vero che giustizia è stata fatta con l’ergastolo per i mandanti dell’omicidio, restano ancora alcune zone d’ombra. Siani lavorava a un dossier e a un libro sulla criminalità a Torre Annunziata e poco prima di essere ammazzato chiamò Amato Lamberti, fondatore dell’osservatorio contro la camorra e presidente della provincia di Napoli, dicendo di essere preoccupato e di aver bisogno di parlargli. Ma c’è di più: la notizia della sua morte sconvolse in piena notte la redazione del Mattino, ma l’allora direttore Pasquale Nonno si disse contrario ad aprire il giornale con la notizia dell’assassinio di un suo collaboratore.
Siani fu un eroe, o meglio è, perché gli eroi restano immortali nella memoria di chi li elegge ad esempio, ma un eroe vero, ricoperto di umiltà, che dai quartieri altolocati della Napoli bene scendeva nella terra dei peggiori rioni di Torre Annunziata per denunciare ciò che di sporco c’era. Un eroe con un superpotere speciale: scrivere. E’ questa l’arma più potente che esista, attraverso la quale l’uomo diventa capace di tutto, l’arma davanti alla quale ogni pistola diventa effimera, l’arma che fece tremare anche il capo dei capi, l’arma che ha regalato a Siani una morte da eroe, anzi no, da giornalista. Ma quale dovrebbe essere il confine tra queste due parole?

Nessun commento: