APERTI PER FERIE
CASARLANO ( SORRENTO)
SABATO 18 AGOSTO
NAPOLINCANTO presenta
Mozart e
Pulcinella
serenata buffa di una notte napoletana
serenata buffa di una notte napoletana
idea ed elaborazione
testi di Gianni Aversano
arrangiamenti musicali di Domenico De Luca
arrangiamenti musicali di Domenico De Luca
Personaggi ed interpreti
Pulecenella Cetrulo Gianni
Aversano
Calandriello e Mozzàrt Andrea
Carotenuto
Pauluccio 'a braciola co' viulino Paolo Sasso
Mimì capa 'e bomba cu ‘a chitarra Domenico De Luca
Regia Franco
Palmieri
inizio SPETTACOLO ORE 21,00
INGRESSO GRATUITO
MOZART E NAPOLI: LA STORIA (http://www.napolincanto.com )
Il 14 maggio 1770 i Mozart giungono
a Napoli. Durante il tragitto “Amedeo De Mozartini” (così a volte si
firma nelle lettere dall’Italia) ripensa ai giorni italiani fin lì trascorsi.
“Da zoticone germanico ora sono uno zoticone italiano” scriverà con il
suo solito umorismo alla sorella Nannerl. Amedeo ha da poco compiuto 14 anni.
D’altronde Napoli, pur soffrendo delle sue “eterne” contraddizioni è una città
culturalmente assai vivace e cosmopolita ed anche una delle più popolose
d’Europa (con circa un milione d’abitanti). E uno strano rapporto sta
instaurandosi tra i Mozart e la città.
“Napoli è bella - scrive
Amedeo - ma è affollata come Vienna, Londra, Parigi”. Anche il padre
Leopold sembra nutrire sentimenti contradditori e con il suo occhio sempre
vigile scrive: “La fertilità esuberante di queste terre piene di vita e di
cose rare mi renderanno penosa la partenza. Ma la sporcizia, la quantità di
mendicanti, questa gente senza Dio e la cattiva educazione dei bambini, fanno sì
che si lascia senza rimpianto anche ciò che c’è di buono… Quanto alla superstizione!... E’
tanto radicata quaggiù, che si può dire che si sia qui introdotta una vera
eresia!”. E un
episodio assai divertente sembra confermare queste ultime parole di Leopold. Al
conservatorio della Pietà dei Turchini mentre Amedeo sta suonando
meravigliosamente, il pubblico rumoreggia. Le sue piccole mani volano sulla
tastiera del cembalo. Soprattutto l’agilità della sinistra, dove porta un
anello, sembra impressionare il pubblico. Ecco il motivo di tanta abilità: ha
un anello magico al dito! Il giovane Mozart che comprende divertito il motivo di
tanto baccano lentamente si sfila l’anello e poi continua a suonare. Il pubblico
ammutolisce. Non è certo l’anello ad essere magico.
La corte borbonica s’è mostrata
alquanto fredda nei loro confronti. Non sono stati ricevuti dal re, il noto
“re lazzarone, cafone e nasone” Ferdinando, né il giovane Mozart ha
potuto esibirsi a corte. E Amedeo scrive: “Il re è educato grossolanamente
alla napoletana; all’opera siede sempre su un panchetto per sembrare un poco più
alto della regina”. D’altronde le vicende dei Mozart, presso la corte
asburgica, sono sempre state un po’ complicate. E Maria Teresa d’Austria
arriverà a definirli “gens inutilis”. Ottimi invece sono i rapporti che i
Mozart hanno con l’ambiente musicale napoletano. Frequenti i loro contatti con i
musicisti. Conosceranno personalmente i maestri Pasquale Cafaro, Niccolò
Jommelli, Giuseppe De Majo e suo figlio Gian Francesco detto “Ciccio”, Giovanni
Paisiello che, sebbene nato a Taranto, è “il più napoletano” dei maestri
italiani. Con loro, Mozart manterrà in seguito sempre cordiali
rapporti.
Napoli d’altronde vive già da tempo
una stagione musicale particolarmente felice soprattutto nel versante dell’opera
“buffa”. Cimarosa e Paisiello, per fare due nomi su tutti, porteranno a
maturazione questo genere musicale nato proprio a Napoli all’inizio del secolo
(e che raggiungerà con lo stesso Mozart negli anni della maturità esiti
definitivi). Ovunque a Napoli si fa musica e i musicisti di strada sono un po’
dappertutto con tanto di zampogna, mandolino e colascione (una sorta di liuto),
spesso ravvisabile nelle maschere della commedia dell’arte. Di questo spirito
forse il giovane Mozart farà tesoro negli anni della maturità, quando porterà a
compimento in una sintesi stilisticamente insuperata, i suoi capolavori futuri
come “Le Nozze di Figaro” e “Don Giovanni”. Un giorno poi, Amedeo ascolta in una
chiesa una “musica bellissima” che, come ci informa egli stesso in una
lettera: “fu del sign. cicio demajo… lui poi ci parlò e fu molto
compito”. La bellissima musica sacra è quella del maestro napoletano
“Ciccio” de Majo che in seguito la critica riconoscerà aver avuto una qualche
influenza sull’opera di Mozart.
La mattina del 27 giugno 1770 i
Mozart lasceranno Napoli dove non torneranno più. Ma Amedeo avrà sempre
nostalgia dell’Italia e della città del “Vesuvio fumante.” Scriverà al
padre qualche anno più tardi : “Ho un’indescrivibile brama di scrivere ancora
una volta un’opera e quando avrò scritto l’opera per Napoli, mi si ricercherà
ovunque.” E poi conclude “con un’ opera a Napoli ci si fa più onore e
credito che non dando cento concerti in Germania.” All’amico compositore boemo
Myslivecek, che gli aveva consigliato di tornare in Italia, Amedeo risponde:
“Egli ha perfettamente ragione; se ben ci penso in verità credo che io non ho
mai avuto tanti onori, non sono mai stato così stimato come in Italia,
specialmente a Napoli.”
Inaugurando il Festival di
Pentecoste 2008 a Salisburgo, il maestro Muti, direttore del progetto “Napoli
capitale della memoria”, ha dichiarato: “La musica di Paisiello ha
conquistato il pubblico. Armonie tanto simili a quelle di Mozart, scritte però
nel 1779, quando ancora il genio di Salisburgo doveva immaginare il suo trittico
italiano. E’ questo il motivo per il quale insisto nel sottolineare l’importanza
della scuola musicale del Settecento napoletano. E’ chiaro che tutto è nato qui;
forse Mozart non sarebbe stato lo stesso se non avesse conosciuto l’opera
napoletana”.
MOZART E PULCINELLA: IL
NOSTRO SPETTACOLO
Due musicisti, in scena, suonano
un'ouverture mozartiana; sulla coda compaiono il cantastorie Pulcinella ed il
suo assistente, che eseguono gli ultimi momenti "tarantellati" di uno spettacolo
ambulante di burattini. Scende la sera e Pulcinella si ritrova sotto la finestra
della sua amata. Comincia la sua solita serenata cantando arie di Paisiello,
Pergolesi, villanelle del XVI secolo e tarantelle del XVII secolo, ovvero, tutto
quello che Mozart avrebbe potuto o che ha addirittura ascoltato nei giorni della
sua permanenza a Napoli. Dalla finestra si affaccerà, però, il quindicenne
Mozart che, intanto, si è goduto la serenata. Passerà in quel vicolo anche il re
"lazzarone" che, di notte, vorrebbe incontrare il giovane austriaco all'insaputa
della terribile regina Carolina.
La lettura in scena di brani delle
lettere che il piccolo Amedeo scriveva alla sua sorellina ci testimonia le
emozioni e gli incontri da lui fatti in quei giorni.
Momenti originali esilaranti,
rielaborazioni di brani classici della commedia dell’arte napoletana e
riarrangiamenti di celebri brani di Mozart arricchiscono lo spettacolo, che
vuole essere un percorso nei tre secoli che precederanno la nascita della
canzone “classica” napoletana.
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