sabato 26 gennaio 2013

NAPOLI - Complesso degli Incurabili






Il 5 giugno 1516 la beata Maria Longo, dopo il lungo viaggio che da Napoli l’aveva portata a Loreto, tra mille sofferenze per l’artrite reumatoide che da anni la costringeva all’immobilità, nella quiete della Santa Casa è percorsa da un brivido, presagio di una guarigione miracolosa. Nei due anni che seguiranno a questo evento riuscirà a realizzare uno degli impianti Ospedalieri più importanti del Regno di Napoli, tale da potersi paragonare ai grandi complessi ospedalieri di S. Maria della Scala a Siena o agli Ospedali riuniti S. Chiara di Pisa. Nel 1518 la costruzione dell’Ospedale degli Incurabili risultava conclusa; la struttura poteva disporre di 1600 posti letto, contava di numerosi e qualificati servizi collaterali, varie farmacie, un macello, la cucina, un forno per la panificazione, un servizio di guardaroba e persino un servizio di interpreti per i numerosi stranieri che ivi cercavano rifugio e cure. L'Ospedale era riservato a pazienti affetti da patologie quali apoplessie, epilessie, paralisi, pleuriti, idropsia di polmoni e di petto, asma, sputi di sangue, cordialgia, itterizia, dolor nefritico, ernie, spezzature di ossa, scottature e rogna, matti nelle tre specie: maniaci, malinconici e taciti. 
La struttura ospedaliera era suddivisa in reparti specialistici: chirurgia, ostetricia, oftalmologia, urologia, settori per scabbiosi, sifilitici, per malati terminali, per tisici; c'era, inoltre, un teatro anatomico, ove i professori insegnavano chirurgia operando su cadaveri messi a disposizione a tal fine e impartivano lezioni su elementi di anatomia descrittiva.
www.nartea.com


 
Ancora in funzione da oltre 500 anni, l’ospedale è senza dubbio il più antico in attività: è anche l’unico al mondo dove hanno lavorato ben 33 persone che sono state poi santificate tra cui san Gaetano Thiene, Giuseppe Moscati. Ma veniamo alla splendida farmacia: nel Seicento l’intero complesso fu ampliato grazie a numerose donazioni e nel Settecento fu creata, dalla ristrutturazione dell’antica spezieria cinquecentesca, la farmacia ad opera di Domenico Antonio Vaccaro.

Composta di due ambienti, il laboratorio e la sala di rappresentanza, la farmacia è splendidamente arredata con radica di noce e armadietti a sei piani con capitelli scolpiti dell’ebanista Agostino Fucito. Nelle vetrine si possono ammirare mensole porta boccette, ampolle in vetro di murano, e vasi policromi maiolicati che raffigurano scene bibliche ed allegoriche dipinti da Lorenzo Salandra e Donato Massa lo stesso bravo decoratore del chiostro maiolicato di Santa Chiara: in origine questi vasi erano ben 480. Il pavimento in cotto maiolicato è attribuibile a Giuseppe Massa. Sul soffitto della sala di rappresentanza è stato da poco restaurato e riposizionato il grande quadro di Pietro Bardellino, “Macaone che cura un guerriero ferito”.


                                  

                                                       Maria Lorenza Longo, incisione popolare del XVIII secolo


Annessa alla farmacia c’è la Quadreria dell’ospedale, da poco rinnovata e il Museo delle Arti Sanitarie, che ripercorre la storia della medicina a Napoli dal 1600 fino a San Giuseppe Moscati che lavorò in ospedale. 
fonte: http://www.napolidavivere.it 

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