

Siccome negli ultimi giorni ho sentito in giro delle stupidate assurde da parte dei "clorofilliani" come li ha definiti un mio amico ho pensato di riproporre una lettera che ho inviato qualche, parecchio, tempo fa ad una persona di cui ho grande stima .
NEL TRENTENNALE DALL'UCCISIONE DI PEPPINO IMPASTATO E TONINO ESPOSITO FERRAIOLI
Nei primi giorni di maggio di trent'anni fa venivano trucidati dalla mafia due uomini, Peppino Impastato a Cinisi in Sicilia e Tonino Esposito Ferraioli a Pagani nel salernitano o meglio nel cuore dell'agronocerino, impuniti i suoi assassini materiali e i mandanti, anche se in città tutti ne conoscono i nomi.
Il nove maggio scorso si è tenuto a Cinisi la marcia nazionale contro le mafie proprio in occasione del trentennale dalla morte di Peppino. Il direttore responsabile di Colonna Rotta Luigi Colombo partecipa alla marcia e ne racconta le emozioni in un reportage uscito lunedì 11 ( www.colonnarotta.it)
Ho scritto a Luigi per ringraziarlo ma soprattutto per ricordare, a me stessa innanzi tutto, che la mafia e la camorra e quant'altro non sono poi tanto lontane dalle nostre vite. Hanno condizionato il nostro presente pur se idealmente lontane dall'Irpinia d'oriente e dalle nostra apparente quotidianità.
Caro Luigi
Voglio dirti grazie, grazie di essere stato così attento e così sensibile. Ho letto e ho immaginato, ho immaginato i rumori della strada, quelli della gente che passa fintamente distratta, ho immaginato la durezza delle persiane chiuse e il rumore di tutto quel silenzio che in realtà era rumore di pensieri contrari e uguali, lontani e vicini ai tuoi ma pur sempre pensieri rumorosi. Ho visto le bandiere e gli occhi di chi le portava, ho sentito il battito dei cuori di chi era li perché un sogno ancora lo tiene stretto dentro, perché il ricordo non diventi sbiadito e perché la morte, tutte le morti, non restino solo sepolture. Ho sentito perfino le interferenze sulle onde di radio Aut, quelle che disturbano che fanno sentire meno chiara la voce, ma che non riescono ad ammutolirla del tutto.Ho visto anche lo spazio immenso delle assenze.
Io non c'ero a Cinisi e non conosco neanche la realtà, quella più vicino a casa mia, quella di una Pagani che ho imparato ad amare perché li ci sono anche i pensieri e i sogni e le caparbietà di chi ha avuto il coraggio di dire basta. La amo perché come in ogni altro posto in cui è la mafia o la camorra o chicchessia a comandare esistono le storie e le vite di altri che sono molti ma che non si vedono, che hanno paura ma che hanno il sogno di non averne più. Ed invidio l'esserci perché io, pur tra mille parole non so se avrei avuto anche solo la metà di quel coraggio, perché le parole sono tante e sono buone e sono sentite, ma i fatti, bhè quelli sono affare diverso, non per tutti, solo per pochi, solo per i grandi di spirito. Hai ragione, c'è bisogno di una rivoluzione di coscienza e la rivoluzione è necessaria innanzi tutto nei luoghi e come dici tu, dove i padri condizionano i figli, ancora aggiungerei io. Ancora non deve più esserci come non dovrebbe esserci il dubbio da che parte stare, il vanto di aver scelto il ripudio, non può esserci vanto nell'ovvietà di quello che deve farsi.Io le mafie le conosco perché ho ascoltato i tg., perché ho letto libri e guardato film, ma Peppino e Tonino e tanti altri le conoscevano perché erano lì, a toccarle e viverle con la nausea nella pancia; io non le conosco ma hanno tolto a me come agli altri, come a tutti quelli che pensano di esserne lontani e immuni, la mafia ha tolto il respiro e la vita, la naturalezza delle cose che dovrebbe essere, ha tolto il sorriso prima e la vita, le vite poi. I nuovi pensieri e le nuove generazioni hanno la possibilità, che da lontano mi pare possibile, penso che sia possibile perché oggi è più chiara la verità anche a chi nelle mafie ha vissuto da protagonista, ma quando leggo che a Cinisi le finestre sono rimaste chiuse e pochi e quasi niente c'era. Quando leggo che le saracinesche sono rimaste aperte al passaggio della bara che portava mamma Felicia allora ho paura. Ed io non voglio aver paura. Voglio avere la speranza, voglio poter dire che ci sono, ci siamo riusciti; che chi ha lottato e chi come me ha solo guardato da lontano ma ha sperato perché altro non riusciva…..o forse no, un momento forse non ho, non abbiamo solo guardato, ogni volta che abbiamo detto no a qualcosa che non doveva essere così, ogni volta che abbiamo urlato perché qualcosa ci spettava di diritto e non per concessione di qualcuno bhè, forse anche quella, in piccolo è stata una battaglia vinta, persa, non so ma è stato pur sempre un combattere contro la cancrena che ha divorato le vite, i giorni, il futuro che come dici tu è lontano ancora ma doverosamente raggiungibile.Forse non posso parlare di mafie io che non le conosco, non le ho vissute, non ho avuto paura di camminare per strada perché il respiro si faceva affannoso ed anche un pensiero diverso poteva dire condanna, ma posso parlare del sogno, delle speranze, posso parlare della stretta al cuore di tutte le volte, tante volte, in cui sono scorsi i nomi delle vittime consapevoli e innocenti, di come io che non conosco le mafie le ho odiate, non le ho respirate ma le ho sputate, poca cosa in confronto a chi le ha combattute, le ha aberrate e soprattutto sfidate. Mi sento piccola e inadeguata, vigliacca nei confronti di chi ha dato la vita; io le mafie le ho lette sui giornali ma le ho anche vissute ogni volta che un nome allungava la lista dei combattenti e dei caduti che hanno avuto la forza di cadere anche per me che non mi conoscevano e che non conosco le mafie, mi hanno salvata ed io voglio esserci quando pochi, molti, tutti abbiamo il dovere di non dimenticare.
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